lunedì 28 luglio 2014

Racconto - "22:22 (prima parte)"

L’insegna al neon blu Divina Chloe proiettava riflessi scuri sull’uomo con la pistola. Lui la puntava verso di lei: Chloe, proprietaria del piccolo stanzino in cui si trovavano e dove riceveva i clienti.
L’uomo premette il grilletto. Il colpo partì all’improvviso. Lei si piegò all’indietro e il suo sguardo si posò sul display della sveglia elettronica posta sul tavolo. I numeri di luce rossa segnavano le ventidue e ventidue.
Chloe si svegliò sudata e angosciata. Mai prima di allora le era successo di poter vedere il futuro in sogno. Soprattutto il suo. Sapeva l’ora esatta in cui sarebbe morta.

«Buongiorno, Chloe» la salutò Omar, scostando una ciocca bionda dalla fronte bagnata dal sudore. «Hai dormito bene?»
Chloe lo guardò senza interesse, facendogli un semplice cenno con la mano. L’uomo rimase in attesa di una risposta per qualche secondo, poi vedendola proseguire oltre, tornò a spalare il terriccio con la vanga.
Non voleva essere sgarbata, ma dopo essersi svegliata dall’incubo non era più riuscita ad addormentarsi e le era rimasto addosso un umore pessimo. Aveva atteso che gli altri avventori delle giostre uscissero dalle loro roulotte e si era decisa a fare altrettanto. Restare chiusa nella sua non l’avrebbe certo aiutata a fare chiarezza su quanto aveva appreso.
Si diresse al chiosco delle bibite e vide che Don era già al lavoro. «Un caffè nero, per favore.»
«Subito» rispose, con al fianco la moglie Rita, che stava imbottendo con solerzia una fila di panini disposti davanti al tagliere.
Tutti erano in fermento per l’apertura di quella sera. Erano arrivati in città un paio di giorni prima e ci sarebbero rimasti per un mese, prima di spostarsi verso la tappa successiva. Ormai la maggior parte delle attrazioni erano state montate, si trattava solo di sistemare pochi dettagli e avrebbe avuto inizio l’intenso periodo di lavoro che caratterizzava la stagione estiva. 
Chloe non era mai particolarmente agitata come gli altri per l’arrivo dei visitatori, ma questa volta era diverso: qualcuno avrebbe scelto di entrare nell’antro della chiromante per ucciderla.
Rita accese la radio e la sintonizzò sulla stazione che trasmetteva il primo notiziario del mattino. La voce gracchiante del cronista terminò la notizia su un incidente stradale e annunciò le previsioni del tempo.
Chloe ritirò il suo caffè e porse una coppia di monete a Don.
«Speriamo che questa volta ci azzecchino. Non mi va di iniziare la stagione con un acquazzone» disse lui.
Chloe sorseggiò la bevanda alzando le spalle.
«Prima di lasciare spazio ai programmi della nostra stazione, una notizia dell’ultima ora. Il detenuto Tom deMassi è evaso questa notte dal carcere. L’uomo, accusato dell’omicidio dei genitori, è riuscito a stordire la guardia che lo stava accompagnando in infermeria dopo uno scontro con un altro detenuto. Al momento è riuscito a far perdere le sue tracce. Le televisioni dirameranno al più presto l’identikit: l’uomo sui quarant’anni, alto un metro e settanta, ha una corporatura snella e i capelli castani. Ha inoltre un tatuaggio a forma di spada sul braccio sinistro. Forniremo al più presto nuovi aggiornamenti.»
Rita spense la radio scuotendo la testa. «Ci mancava solo l’evaso. Stasera bisognerà tenere gli occhi bene aperti.»
Chloe li lasciò al loro lavoro e s’incamminò verso il tendone che Omar l’aveva aiutata a montare. Guardando l’insegna spenta Divina Chloe, si convinse di aver individuato il suo assassino.

Chloe mischiò le carte dei tarocchi, come faceva ogni volta che un cliente le chiedeva una divinazione sul futuro. Questa volta però era il suo destino che voleva conoscere. Le divise in tre mazzetti e li dispose due affiancati e il terzo un po’ più in alto, formando un triangolo.
Era intenzionata a trovare il collegamento che legava la sua morte a un illustre sconosciuto. Capire perché Tom deMassi voleva ucciderla, era l’unico modo per evitare che il sogno si realizzasse. Formulò nella mente la domanda sul suo destino e girò la prima carta sul mazzetto inferiore sinistro.
«Il Mago» disse ad alta voce, come in una normale seduta. «Questa carta rappresenta sia l’abilità che l’inganno. Può significare che le mie capacità sensitive mi condurranno alla verità, ma anche che qualcuno che mi è accanto non è sincero, si sta prendendo gioco di me, manipolandomi.»
Girò quindi la carta del mazzetto a fianco, osservandola dubbiosa.
«Il Matto. La carta dalla duplice valenza: follia ed innocenza. Rappresenta l’irrazionalità della vita e dell’uomo. Simboleggia anche un evento inaspettato che porta con sé un nuovo inizio.»
Non del tutto sicura dell’interpretazione definitiva del responso dei tarocchi, Chloe voltò l’ultima carta, quella posta in cima al mazzetto più alto.
«L’Eremita. Ma è rovesciato. Generalmente questa carta indica la risoluzione, la verità che viene rivelata, la luce che scaccia le ombre. Capovolta segna però la diffidenza, l’ipocrisia, qualcuno che agisce con un fine oscuro.»
La tenda che copriva l’ingresso venne scostata all’improvviso, facendola sobbalzare sulla sedia.
«Scusami Chloe, non volevo spaventarti» disse Omar, entrando nella stanza. «Non sei venuta a pranzo insieme agli altri, così ho pensato di portarti un panino e una bibita.»
«Grazie. Per fortuna ci sei tu che pensi sempre a me» gli rispose sorridendo. Nonostante i suoi atteggiamenti scostanti, che tenevano lontani buona parte dei suoi compagni di lavoro, Chloe poteva contare su Omar. L’uomo alto e grosso, non era particolarmente intelligente, ma si era comportato con gentilezza nei suoi confronti fin dal giorno in cui si era unita alla carovana delle giostre. «Scusami per questa mattina. Sono stata maleducata a non salutarti.»
«Di certo avevi molti pensieri.» Omar sorrise e posò il piatto di carta con il panino e la lattina di soda davanti a lei. «Stavi leggendo il futuro nelle carte? Dicono qualcosa di me?» le domandò sfiorandole i capelli castani.
«No. In realtà non sono nemmeno sicura che questa volta abbia funzionato.»
Chloe addentò il panino, accorgendosi di essere affamata. Omar rimase a fissarla sorridente, quasi si trovasse davanti ad uno spettacolo imperdibile.
Avvertendo un senso di disagio, Chloe chiese: «Devi dirmi qualcos’altro?»
Omar si riscosse arrossendo. «No, no. Ecco… buon appetito. Sono qui fuori, se hai bisogno.»
«Grazie. Sei un tesoro.»
Omar allargò ancora di più le labbra e uscì, orgoglioso del complimento.
Chloe terminò il pranzo in solitudine e si sentì stanca. Decise di stendersi sul divano per riposare qualche minuto, dopo avrebbe ripreso le sue ricerche. Coricata, guardò l’orario della sveglia posta sul tavolo mentre le palpebre diventavano pesanti. Le quattordici e dieci. C’era ancora parecchio tempo per sventare la morte.

A fatica Chloe aprì gli occhi. Lesse l’orario della sveglia e balzò in piedi. Le diciotto e trenta. Aveva dormito per ben quattro ore per colpa del sonno mancato della notte e tra meno di due ore le giostre avrebbero aperto l’ingresso ai clienti.
Si lisciò la gonna di velluto rosso e raccolse i capelli in una coda di cavallo. Aveva perso un sacco di tempo senza fare alcun progresso, abbandonò l’idea di interrogare nuovamente le carte ed uscì dal suo antro.
Cercò qualcuno con una radio a disposizione per poter avere informazioni sulla fuga di Tom deMassi. Seguendo il suono della musica , trovò Omar che puliva il bancone del tiro a segno con alle spalle un piccolo stereo posato su una sedia. 
«Ti spiace se cambio stazione?» gli domandò accovacciandosi accanto allo stereo.
«Non ti piace la musica rock?»
«Voglio sapere se ci sono sviluppi sull’uomo evaso» rispose, armeggiando con la manopola. Passò in rassegna tutte le frequenze, ma su nessuna trovò gli aggiornamenti. Sbuffò spazientita ed agitata. I minuti correvano e lei non arrivava a nessuna conclusione.
«Qualcosa non va? Mi sembri preoccupata.»
Chloe abbassò lo sguardo, indecisa se rivelargli o meno il motivo del suo comportamento.
«Lo sai che mi puoi raccontare tutto» continuò lui. «Ho sempre mantenuto i tuoi segreti e sono felice se posso aiutarti.»
Era vero. Omar era il suo confidente. L’ascoltava quando aveva bisogno di sfogarsi e le dava il suo aiuto in ogni occasione. Era l’unico a non guardarla come un mostro.
«Si tratta di un sogno» gli confidò infine. «Un brutto sogno, che temo si realizzi questa sera. Un uomo verrà per farmi del male e credo che si tratti della persona evasa questa mattina.»
«Ti proteggerò io!» disse Omar, battendosi la mano destra sul petto. «Resterò tutta la sera all’esterno del tuo tendone. Se dovessi riconoscere l’uomo del tuo sogno, urlerai e io verrò a salvarti.»
La soluzione di Omar le parve l’unica possibile. Non poteva contare solo su se stessa.
«Va bene. Faremo come dici tu» acconsentì. Gli accarezzò una guancia ispida per un sottile strato di barba bionda. «Sono contenta di averti come amico.» Ritornò nel suo tendone, illudendosi che il peggio fosse passato.

La sveglia segnava le ventuno e si era fatto buio. Aveva sciolto i lunghi capelli castani, facendoli ricadere su una maglietta blu a fiori bianchi, coperta da un gilet bordeaux con una tasca interna, dove aveva nascosto un pugnale; le precauzioni non erano mai abbastanza.
I primi visitatori erano già arrivati. Per lo più erano dei ragazzi, qualche coppietta e delle famiglie, Chloe li vedeva muoversi sbirciando da uno spiraglio della tenda all’ingresso. Guardandoli sereni e spensierati, li invidiò e fu colta da un dubbio. E se la sua visione non si riferisse a quella notte? Se il sogno riguardava il giorno dopo o quello dopo ancora? Aveva dato per scontato che la sua morte sarebbe avvenuta nel giro di un ora, ma non ne era più così sicura.
Distratta dai suoi pensieri, si ritrovò un giovane di fronte che la fissava.
«Sei la chiromante?» le chiese.
«Sì, prego entra pure» rispose, tirandosi indietro per farlo passare.
Il ragazzo avanzò sicuro verso il tavolo rotondo, spostò la sedia che dava le spalle all’ingresso e si sedette.
Chloe si accomodò sulla poltrona al capo opposto del tavolo ed iniziò a mischiare i tarocchi. Squadrò velocemente il suo cliente. Capelli castani, corporatura snella. E doveva avere circa la sua stessa età. Portava una maglia grigia a maniche lunghe che gli copriva interamente le braccia.
«Hai una richiesta precisa o vuoi una lettura generale sul tuo futuro?» chiese, cercando di comportarsi normalmente.
«Indovina il mio nome.»
«Cosa?»
«Se sei davvero una veggente, dimmi come mi chiamo.»
Normalmente Chloe non assecondava i tentativi dei clienti di dubitare delle sue doti. Rispondeva loro chiaramente che se non credevano, erano liberi di andarsene. In lui, anzi nei suoi occhi marroni, trovò però un sentimento che la fece agire diversamente. Lo sguardo di quel ragazzo era colmo di disperazione. Lo scrutò ancora per qualche istante con determinazione e si lasciò guidare dall’istinto. «Dustin.»
Lui si esibì in un sorriso sghembo. «Brava.»
«Allora, Dustin, hai qualche altra richiesta?»
Annuì. «Faccio dei sogni. Incubi orribili sulla morte. Voglio conoscerne il significato.»
«Riguardano qualcuno che conosci?»
«No. Cioè, non lo conoscevo. È qualcuno che ho incontrato da poco.»
«Qualcuno della tua famiglia o dei tuoi amici è morto di recente?»
Dustin scosse la testa. « La persona degli incubi è viva. Almeno per ora.» Gettò uno sguardo fugace al display luminoso della sveglia.
Chloe lo notò e controllò a sua volta l’orario: le ventuno e trenta. Meno di un’ora per salvarsi.
«Non importa. Comunque non sono sicura di poterti fornire le risposte che cerchi» disse, iniziando a disporre le carte in tre mazzetti, due affiancati e uno in alto.
«Sei l’unica che può farlo. Non posso rivolgermi a nessun altro.»
«Cosa intendi dire?»
«Non sono mai andato da chiromanti o veggenti. Fino a un mese fa credevo che fossero un branco di ciarlatani, ma ora so che le loro capacità sono vere. Ho provato sulla mia pelle quello che sopportano e ho bisogno del tuo aiuto per non impazzire.» Dustin si scansò delle gocce di sudore dalla fronte. «Nei miei sogni questo è il luogo delle risposte.»
«Continuo a non capire. Perché proprio io?»
«Perché i nostri destini sono collegati.»
Quella frase la spaventò. Nessun cliente si era mai comportato in quella maniera. Neanche i fanatici che frequentavano il suo antro ogni giorno fin quando le giostre non ripartivano.
Chloe abbandonò i tarocchi sul tavolo, indietreggiò con la poltrona e si alzò in piedi. «A che gioco stai giocando?»
«Non è un gioco. E lo sai bene.»
«Ora basta.» Chloe si allontanò dal tavolo intimorita, ma decisa a chiamare Omar.
Dustin balzò in piedi a sua volta e le afferrò il braccio. «Aspetta. Per quanto ti suoni assurdo, so cosa accadrà. Hai paura, qualcuno verrà qui per ucciderti, l’ho visto in sogno.»
Anche se era vero e quell’evento l’angustiava da tutto il giorno, Chloe replicò: «Perché dovrei crederti?»
«Perché ho visto che quella persona poi cercherà di uccidere me.»

                                                  
                                                   Continua…

2 commenti:

Antonietta Mirra ha detto...

Ciao Ezio,i tuoi racconti sono interessanti! Mi sono unita ai tuoi lettori fissi, se ti va di passare da me e di unirti al mio blog, mi farebbe piacere! Mi trovi qui: amicadeilibri.blogspot.it

Ezio ha detto...

Ciao Antonietta!
Grazie per i complimenti. Mi unisco anche io ai tuoi lettori fissi.