lunedì 21 luglio 2014

Recearticolo film Maleficent

Il film avrebbe potuto avere come sottotitolo: “Processo di redenzione per uno dei più spaventosi tra i cattivi Disney”, perché Malefica merita indubbiamente il podio dei più riusciti malvagi dei film animati di Walt Disney e per renderla protagonista indiscussa della pellicola era ovvio che necessitasse un doveroso lavoro di “pulizia”.
Non so voi, ma da bambino ero terrorizzato da Malefica. Sarà stata la sua pelle verdognola, il suo volto allungato con i grandi occhi gialli, la sua risata profonda o quel copricapo con le corna che rimandano all’iconografia dei demoni, ma dal momento che entrava in scena avevo bisogno di un adulto accanto. Almeno fino ai sette anni.
Ecco perché, ora che sono tra gli adulti, ho provato una certa curiosità appena venuto a conoscenza che era in preparazione un film su colei che si autodefinisce (cito testualmente) La Signora di Ogni Male, cosa si sarebbero inventati per renderla attraente al pubblico?
Come già anticipato, la malvagia Maleficent (questo il suo nome in originale) ha subito un trattamento tipico quando vogliamo un antagonista come protagonista, partendo dal presupposto che cattivi non si nasce ma lo si diventa, gli sceneggiatori hanno recuperato l’elemento di base della fiaba originale di Perrault: Malefica non è una strega, ma bensì una fata e ci raccontano come ha ceduto al suo lato oscuro. Per rendere il tutto ancora più “puro” è una fata della natura, che vive nella favolistica/magica Brughiera insieme ad altri esseri magici, senza però nessun contatto con gli umani.
All’inizio del film ci viene mostrata una Malefica bambina, che si preoccupa di proteggere la Brughiera, ma non ha nessuno con cui confidarsi, con cui avere un rapporto umano. Ecco perché il suo cuore si fida subito del giovane Stefano, giunto con intenzioni tutt’altro che onorevoli nel territorio della fata, ma che riesce con gesti semplici a conquistarla e in lui vede la fine della sua solitudine anche se per breve tempo.
A dirla tutta, la rapidità con cui Malefica si fida e innamora di Stefano appare un po’ forzata, ma in origine la parte sull’infanzia della fata era più lunga e addirittura coinvolgeva i Reali delle fate con cui era in qualche modo imparentata e rendeva il suo rapporto con gli umani più conflittuale. In fase di montaggio però sembra che questa parte di trama risultasse troppo lunga ed è stata eliminata, lasciando in questo modo lo spettatore con il dubbio che la relazione tra Malefica e Stefano sia stata troppo semplice. 
D’altro canto bisogna dire che Stefano, che qui diventa il cattivo della storia, viene caratterizzato molto bene e fin dalla sua apparizione da bambino scorgiamo in lui la fame per il potere. 
Malefica cresce, diventando una fata potente e tra i suoi tratti distintivi ci sono l’orgoglio e la fierezza, associati a caratteristiche fisiche quali un paio di corna e di splendide ali dalle piume nere. La versione adulta è interpretata da Angelina Jolie che, lasciatemelo dire, nelle vesti di Malefica è sublime. Riesce a mantenere intatta la maestosità della controparte animata, dandole comunque qualcosa di nuovo, una sfumatura di umanità, quel frammento di anima che farà affezionare il pubblico alla non più così odiata strega.
Naturalmente per renderla veramente un’eroina c’è bisogno di un nemico, nel nostro caso gli uomini desiderosi di invadere e conquistare la Brughiera e più nello specifico Re Enrico, personaggio non presente nella versione a cartoni animati e che si rivela essere il padre della futura sposa di Stefano, nonché madre di Aurora. Re Enrico è spietato e violento, ma la prode Malefica riesce a tenerlo a bada grazie ai suoi poteri che risvegliano creature della natura magnificamente rese dagli effetti speciali. Tuttavia la vita di Malefica è destinata a un brusco colpo di scena. Re Enrico torna infatti mal ridotto al suo castello e promette sua figlia in sposa, con la ricchezza derivata dal diventare Re, a chiunque sconfiggerà Malefica e gliene porterà una prova. Tra i pretendenti troviamo Stefano ormai anche lui adulto, che senza troppe remore asseconda i suoi desideri e parte per la Brughiera.
A questo punto assistiamo a  quella che per me è la scena più intensa di tutto il film. Malefica accoglie Stefano nel suo territorio, non aspettandosi un attacco è anzi felice nel rivedere l’amico/amato dopo anni di lontananza, ma l’uomo si rivela infido e sfruttando il rapporto che li ha uniti, la fa addormentare e la priva delle sue meravigliose ali. Al risveglio, non trovandolo al suo fianco, Malefica scopre nel modo più tremendo il suo tradimento: un dolore lancinante l’affligge alla schiena e con orrore si rende conto che gli ha strappato le ali. Angelina Jolie ci regala un’interpretazione magistrale, rende il dolore per essere stata violata e lo stupore, misto a rabbia verso l’uomo di cui aveva piena fiducia in maniera realistica, fisica e guardandola non si può non pensare a quante donne subiscono lo stesso tipo di violenze nel mondo reale.
Nessuno seduto davanti allo schermo del cinema può condannare Malefica e quando in preda al dolore fisico ed emotivo cede all’oscurità, ci rendiamo conto che non ha altra scelta, il suo desiderio di vendetta è più che giustificato. La sua metamorfosi è ormai completa e Angelina Jolie diventa anche visivamente la Malefica de La Bella Addormentata nel Bosco disneyana.
Manca un ultimo particolare – che rappresenta un’innovazione rispetto al film del 1959 – il fido confidente di Malefica, il corvo chiamato Fosco a cui in questa versione viene data la capacità di mutare forma (tra cui quella  umana con il fisico dell’attore Sam Riley) e che si rivela essere stato salvato per opera della fata malvagia dalla cattiveria di due uomini, per diventare (involontariamente) l’unico legame con la sua parte benevola, una sorta di voce della coscienza, che non mancherà di fare emergere più volte. Forse, visto questa svolta, sarebbe stato interessante approfondire di più il rapporto tra i due, ma è probabile il regista ha temuto di rallentare troppo il ritmo e rischiare che il pubblico si distraesse dalla trama.  
Eccoci quindi arrivati al fatidico inizio del classico di animazione che viene qui egregiamente riproposto fedelmente, modificando solo qualche dettaglio. Al battesimo di Aurora assistiamo al realizzarsi della vendetta di Malefica: Stefano le ha portato via l’amore e la felicità e lei farà altrettanto, maledicendo sua figlia. Al compiersi dei sui sedici anni, la giovane cadrà in un sonno simile alla morte. È importante notare come sia questa la maledizione lanciata da Malefica, un sonno simile alla morte anziché una morte certa che sarebbe parso come uno scomodo omicidio, intaccando così la possibilità di redenzione.
Nella parte dedicata all’infanzia e giovinezza di Aurora viene nuovamente presa distanza dal film originale. In principio tramite Fosco e poi per sua volontà, scorgiamo come Malefica non riesca a odiare veramente Aurora, la cui unica colpa è essere nata figlia di Stefano. Lui è il suo mortale nemico, il solo responsabile del suo dolore e a un certo punto Malefica cerca perfino  di annullare il suo stesso maleficio, senza successo. Ciononostante prova affetto per la ragazzina e volendo avere con lei un rapporto basato sull’onestà, le rivela di essere la responsabile della sua maledizione e ovviamente Aurora non può che esserne amareggiata e ferita, avendola fino a quel momento reputata la sua fata madrina. 
Prima di giungere all’emozionante finale lasciatemi evidenziare due particolari con cui gli sceneggiatori si prendono simpaticamente gioco della trama della pellicola animata. Il primo è rappresentato dalle tre fate madrine, a tutti gli effetti protagoniste del film originale che qui sono ridicolizzate e relegate al ruolo di intermezzi comici. In effetti, il punto che sottolineano gli sceneggiatori di Maleficent non è insensato: come possono tre esseri magici, non abituate al mondo umano e  basandosi solo sulla loro magia, crescere una bambina per sedici anni senza poter usare i loro poteri? Nel classico animato addirittura riuscivano a compiere l’impresa per tutto il tempo, salvo poi fare disastri nell’organizzare una festa di compleanno che comprendeva solo cucinare una torta e cucire un vestito. E come sono riuscite ad adempiere a quelle stesse mansioni per sedici anni se non hanno mai fatto ricorso alle loro bacchette magiche? Il secondo particolare, anche questo sensato tenendo presente che stiamo guardando un film live-action e su cui possiamo sorvolare in un film di animazione fiabesco, è il personaggio del principe Filippo e il suo fulmineo innamoramento con Aurora. Nel cartone animato pur non avendola mai vista, incontra Aurora nel bosco e in poche ore i due sanno per certo di essere anime gemelle, l’uno il vero amore dell’altra. Nella versione riveduta viene giustamente fatto notare anche da Filippo stesso che non può risvegliare con un bacio Aurora, non potendo pretendere di essere il suo vero amore dopo averla conosciuta solo quello stesso pomeriggio.
E qui viene la domanda che tutti si sono posti, chi sveglierà la bella addormentata? Dato che Malefica è buona, è improbabile che agirà come nelle scene finali del film originale (dove ne fa di tutti i colori), quindi il ruolo del principe senza macchia e senza paura è affidato proprio a lei. Così, continuando sulla strada di redenzione già impostata, Malefica parte al galoppo, raggiunge Aurora (che nel frattempo si è punta ed è addormentata) e dopo essersi intrufolata nel castello dell’odiato Re Stefano, le dona una bacio di amore, quasi materno, perfettamente in linea con la sua natura, dopo averla protetta e sorvegliata per tutta l’infanzia, dimostrando che nel suo cuore c’era ancora spazio per quel sentimento.
Aurora si risveglia dunque e perdona Malefica, riconoscendo che un attimo di dolore in cui l’ha maledetta, non vale tutto l’amore con cui l’ha seguita fino a quel giorno, ma il tempo del “…e vissero felici e contenti” non è ancora giunto.
Avendo la mortale nemica alla sua mercé, Stefano le lancia l’assalto finale e nonostante la presenza di un drago (non rivelo come e chi è) sta per sopraffarla, se non fosse per l’intervento di Aurora, che da vera principessa del 21°simo secolo, si ribella al padre, scova le ali rubate alla fata e le restituisce alla legittima proprietaria. In una resa stilistica eccezionale (che mi ha ricordato tanto le anti-eroine/bad-girls dei fumetti dei super-eroi dei primi anni ‘90), Malefica dispiega le sue ali e combatte la battaglia finale con Re Stefano. Ovviamente essendo la nostra protagonista non può infliggere il colpo mortale al nemico, ma anzi dimostra di averlo infine perdonato e seppur tenta di salvarlo da una rovinosa caduta, lui scivola dalla sua presa e muore.
Giustamente direte, dov’è il finale positivo in tutto ciò? Ricordate che in questa versione Stefano è il cattivo e lo dimostra non solo per il tradimento verso Malefica, ma anche nel modo in cui tratta la figlia appena ritrovata. È un padre incapace di svolgere il suo ruolo, non più accecato dalla fame di potere, ma da quella di vendetta e quindi non adatto a restare al fianco di un personaggio puro e leale come Aurora. Così, in barba al finale classico, Malefica ormai completamente redenta torna a vivere felice nella Brughiera, insieme ad Aurora che diventa la Regina di entrambi i mondi, quello umano e quello fatato, lasciandoci un sottile ma potente messaggio di fondo: non importa che tipo di amore nutri, se è sincero e non provoca dolore, sei libero di esprimerlo e viverlo.
Probabilmente i puristi de La Bella Addormentata nel Bosco sono rimasti un po’ delusi e straniti dalla visione di Maleficent e può darsi che ci si aspettasse una resa più dark e gotica sullo stile di Tim Burton e con meno stravolgimenti della trama. Tuttavia, nel complesso ho trovato questi cambiamenti efficaci e ben inseriti per il tipo di storia che gli sceneggiatori e il regista hanno scelto di raccontare e il risultato finale è un film piacevole che si riguarderà spesso e volentieri.


Un’ultima nota: eccezionale la versione di Lana Del Rey di Once Upon a Dream, tema d’amore di Aurora e Filippo nel film del 1959 e diventata qui la colonna sonora ideale al personaggio di Malefica, grazie all’interpretazione malinconica e da brividi della cantante.

Nessun commento: