giovedì 25 giugno 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 2


2.  Giovane Carina Vendetta


Appoggiato al muro, Donovan aspettò all’esterno che la porta della classe si aprisse.

La lezione di francese era l’ultima della giornata della sua ragazza e lui aveva già dei piani per il dopo scuola.
La campanella risuonò nel corridoio, la porta si spalancò e i ragazzi cominciarono a uscire. Corsero davanti a lui, con la fretta di lasciare l’istituto e per ultima, camminando tranquilla, arrivò lei: Anika.
Stingeva al petto il libro e il quaderno, schiacciandoli contro la maglietta così aderente da evidenziarle i seni, la gonna a frange si sollevava lievemente a ogni passo mostrando e le gambe. Era un look un po’ anni 90, ma sexy e lo sapeva. E anche Donovan e non poteva evitare di eccitarsi ogni volta che la vedeva.
«Ehi» lo salutò, scostandosi un ciuffo di capelli biondi, tagliati a caschetto appena sotto le orecchie.
«Ehi» rispose Donovan, staccandosi dal muro. «Hai programmi per il pomeriggio?»
Anika sorrise. «Dipende. Tu cosa proponi?»
«Una gita a casa mia. Mio padre è fuori fino a stasera e possiamo starcene tranquilli.»
«Perché non andiamo a casa mia, anche i miei non ci sono.» Anika si strusciò contro il suo petto, facendogli cadere lo zaino dalle spalle. «Staremo tranquilli anche li.»
«Con la tua domestica impicciona intorno a controllarci? No grazie.»
Anika rise. «Ok. Portami a casa tua.»
Donovan raccolse lo zaino, le mise un braccio intorno alla spalle ed esultò in silenzio.

 

«Quanto ci vuole per entrare?» chiese Anika da dietro la porta con finta impazienza.

«Solo un minuto» rispose Donovan all’interno.
Aveva usato la scusa di dover mettere un po’ d’ordine nella sua stanza, ma in realtà stava sistemando la webcam in modo che inquadrasse il letto senza si notasse. Lui e Anika stavano insieme da un mese ormai, voleva portare il loro rapporto al livello più intimo e poter immortalare l’evento. Era solo per lui, per goderselo nei momenti di relax…
Donovan controllò un’ultima volta che fosse tutto a posto, poi andò alla porta e l’aprì. «Ecco, accomodati.»
Anika s’intrufolò e giocherellò con il pendente verde con la pietra rossa appeso alla collana, guardandosi intorno. «Carina e più pulita di quanto mi aspettassi.»
«Be’ grazie» rispose Donovan.  Si sedette sul letto e le fece segno di mettersi accanto a lui. «Qui starai più comoda.»
«Ah, davvero?» Anika lo guardò maliziosa e prese posto quasi in braccio a lui. «Devo preoccuparmi? Hai cattive intenzioni?»
«Definisci cattive intenzioni.»
Anika si piegò in avanti e gli stampò un bacio sulla labbra. «Questo, per esempio.»
Donovan finse di riflettere. «Intendo altro per cattive intenzioni.» Le mise una mano sulla nuca e la baciò sulla bocca, con intensità, facendo incontrare le loro lingue. Lentamente, poi si allontanò. «Che ne dici?»
«Dico che oggi mi sento molto cattiva.» Anika si sfilò la maglietta e rimase in reggiseno nero. Si spinse contro di lui e ricambiò il bacio con più foga.
Donovan le sfiorò la coscia e salì fino all’elastico delle sue mutandine. Lei non oppose resistenza. Era il segno che ci stava.
Anika si allontanò dalla sua bocca. «Hai una protezione?»
«Certo» rispose Donovan, aprendo il cassetto del comodino e pescando nella scatola dei preservativi.
«Bene.» Anika gli tolse quasi a forza la maglietta e riprese a baciarlo.
Soddisfatto, Donovan osservò alla loro sinistra la luce verde della webcam accesa ammiccare complice.

 

Era passata quasi mezz’ora da quando Anika se ne era andata. Era stato favoloso e anche lei gli era sembrata contenta che alla fine l’avessero fatto. Non era certo la prima volta per nessuno dei due e quindi non c’era stato imbarazzo.

«Controlliamo come veniamo in video.» Aprì il file dal computer e lo guardò, trovò l’audio soffuso non voluto un tocco in più, lo rendeva quasi un lavoro da professionista.
Il cellulare trillò. Lo afferrò dal bordo della scrivania e lesse sul display la scadenza impostata: consegna tesina storia. OGGI!!!
«Merda! Me ne ero dimenticato.» Stoppò il file video e lo chiuse. Ripescò nella cartella denominata scuola il file sulla parte di tesina che doveva svolgere per il suo gruppo di studio e rilesse velocemente il tutto.
Donovan apportò qualche modifica sfruttando Wikipedia e poi salvò il documento sul desktop. «Se la dovranno far andar bene.» Avviò il programma di posta elettronica e cercò nella rubrica gli indirizzi e-mail degli altri tre compagni di studio. Cliccò sull’icona degli allegati e si aprì la finestra con gli ultimi files salvati.
«Donovan sono rientrato» gridò una voce maschile, facendolo sobbalzare sulla sedia. Suo padre annunciava sguaiatamente il ritorno a casa. «Porta le chiappe in cucina e dammi una mano con la cena.»
«Arrivo» urlò a sua volta. Dal tono sembrava di pessimo umore ed era meglio non farlo aspettare. Fece un doppio click su “allega” e poi “invia”, senza preoccuparsi di controllare cosa avesse selezionato.
Uscì dalla stanza come un fulmine e raggiunse suo padre.

 

Quella mattina, fin da quando aveva acceso il cellulare appena uscito di casa, Donovan continuò a ricevere strani messaggi, sia da amici, sia da sconosciuti.

Che stallone!” “A quando il sequel?” “Interpretazione da Oscar” “Ora so con cosa ti ecciti”. Più o meno tutti sul genere e iniziò a sospettare ci fosse un collegamento con quanto successo il pomeriggio prima, ma come potevano saperlo tutte quelle persone? Non ne aveva fatto parola con nessuno.
Arrivato a scuola, sentì diverse occhiate e risolini rivolti verso di lui, così corse nel corridoio e rintracciò uno dei suoi compagni del gruppo di storia.
«Ehi ciao, puoi farmi vedere che file vi ho inviato ieri?» domandò, mentre sentiva crescere l’ansia.
L’altro ragazzo lo guardò ridendo. «Non ne hai una copia tua?» Poi gli piantò lo schermo dello smartphone davanti al naso e gli mostrò il video di lui e Anika mentre facevano sesso.
«Cazzo!» imprecò Donovan. «Non vi ho mandato la tesina di storia?»
«Sì, c’era anche quella. Ma questo era più interessante da condividere.» Continuando a ridacchiare, l’altro se ne andò per la sua strada lasciandolo solo.
Donovan s’infilò le dita nei capelli scuri, con le unghie che gli graffiavano la cute. Aveva fatto un casino e adesso, per un suo sbaglio, tutto il liceo sapeva. «Anika» disse ad alta voce. Doveva trovarla e chiarire tutto.
Si girò cercando di ricordare che lezione avesse alla prima ora, ma se la trovò di fronte che avanzava sicura e agguerrita verso di lui.
«Seguimi» gli ordinò.
«Dove?»
«In palestra.» Anika lo superò e proseguì la sua marcia come un militare, attraversando il piano e spalancando le porte della palestra.
Donovan le fu dietro e infilandosi velocemente dopo di lei, lasciò sbattere la porta alle sue spalle.
«Perché lo hai fatto?» chiese Anika con sguardo furente.
«Mi dispiace… non volevo… ho fatto confusione.»
«Come?» sembrava sorpresa.
«Ieri sera ero di fretta, dovevo consegnare la mia parte di tesina con il gruppo di storia, poi è rientrato mio padre e così ho schiacciato allega e invia senza guardare. Avevo salvato entrambi i files, il nostro e quello di storia e li ho inviati insieme per errore.»
Anika lo fissò di nuovo furiosa. «Il nostro? Non ti ho mai dato il permesso di filmarci a fare sesso!»
Donovan si morse la lingua. Stava peggiorando la situazione. «Hai ragione è solo che…» non gli veniva in mente niente per giustificarsi.
«Sei un pervertito!» Anika si voltò, dandogli la schiena.
«Ascolta, non è come sembra. Non doveva essere qualcosa da condividere con gli altri. Era un video privato» si giustificò. «Non volevo farti del male, o che andasse in questo modo.»
«Ci dovevi pensare prima.» Anika si voltò di nuovo verso di lui ed era totalmente cambiata. Il suo bel viso pulito, acqua e sapone, era pieno di rughe e verruche, come se fosse malata di peste bubbonica. Lo guardava con occhi stretti e tutti neri, carichi di odio e rancore. «Adesso subirai l’ira di un Demone della Vendetta!»
Donovan arretrò spaventato e schifato. Quella non poteva essere Anika. «Chi diavolo sei?»
«Sei sordo oltre che imbecille.» Anika alzò le braccia e i materassi per gli esercizi volarono da un capo all’latro della palestra. La collana con il pendente verde e la pietra rossa emerse da sotto la maglietta. Avanzò e lo afferrò per la gola, sollevandolo senza sforzo dal pavimento. «Sono un Demone della Vendetta e il nome dovrebbe già darti un’idea.»
Infatti Donovan capiva cosa significava e sapeva anche a che genere di creatura si riferiva, ma non riusciva comunque a crederle. «Non puoi essere reale» biascicò con un filo di voce.
Anika lo lanciò di nuovo per terra. «Lo sono eccome.»
«Sei un personaggio di una serie tv?»
«Sei proprio un cretino» rispose infastidita. «Puoi fingerti stupito quanto vuoi, ma non la passerai liscia, ti impedirò di fare ad altre quello che hai fatto a me.»
Pur vedendo le pessime intenzioni della sua ragazza, Donovan non riusciva a staccarsi dall’idea che quello che succedeva fosse irrazionale. «Ma i tuoi genitori lo sanno? Voglio dire, se sei un Demone della Vendetta devi aver…»
«Taci!» gridò Anika. «Non si tratta di me, ma di te. Sei tu il bastardo che ha giocato con i miei sentimenti, che pensa sia figo fare film prono amatoriali.»
«Non è vero» rispose. «Ok, ho fatto una cazzata, lo ammetto è sbagliato e irrispettoso verso di te, ma non lo avrei mai usato per farti del male. È solo… ho diciassette anni e mi eccito spesso.»
Anika lo guardò schifata. «Sei un malato, ma forse so come curarti.» Lo tirò in piedi a forza e la sua bocca si aprì in un ghigno e gli mostrò i denti affilati. «Sai, in natura c’è la giusta punizione per te. Ti trasformerò in una mantide, così quando sarai eccitato e troverai una compagna potrai sfogarti e poi lei ti strapperà la testa e ti divorerà.»
«Non parli sul serio?» domandò Donovan poco convinto.
«Lo vedrai.»
«Ti prego, no! Non accadrà più. Te lo giuro!»
«Invocatis Veterumque Deorum, vindictam iustitiae nomine » recitò senza ascoltarlo. «Ut tolleret corpus et orantes…»
Atterrito, Donovan la vide sgranare gli occhi prima di completare l’incantesimo. Poi una lama spuntò dal petto della ragazza e annullò la presa su di lui. Da dietro comparì una ragazzo bruno, ritrasse il coltello dal corpo di Anika e la lasciò cadere riversa a terra di lato.
Il ragazzo lo fissò per pochi secondi e Donovan vide che sotto una camicia blu indossava una maglietta con la scritta rosso sanguinante The Real Vampires Bite! . I jenas erano sporchi del sangue  schizzato di Anika–Demone della Vendetta ed era nero. Poi spostò lo sguardo sul corpo abbandonato a terra.
«Chi sei?» chiese Donovan.
«Billy l’ammazzavampiri»
«Perché lo hai fatto?»
«Per salvarti la pelle, anche se quello che hai fatto mi fa schifo. E perché sono il prescelto che combatte contro vampiri, demoni e creature dell’oscurità.»
Prima che Donovan potesse ribattere, Anika si rimise miracolosamente in piedi e semplicemente allungando il braccio destro, sbatté con violenza Billy contro il muro.
«Puoi crederti un Ammazzavampiri, ma non basta una pugnalata per uccidere un Demone della Vendetta. Mi occuperò anche di te» disse con voce roca, poi si girò verso Donovan. «Prima però ho un lavoro in sospeso.»
«Ferma!»
Donovan e gli altri due ragazzi (o presunti tali) presenti in palestra si voltarono verso l’ingresso per vedere da chi proveniva l’ordine.
Una ragazza dai capelli castani e con gli occhiali s’intrufolò con passo sicuro.
«Chi sei e come diavolo ti permetti di darmi ordini?» l’aggredì Anika.
«Mi chiamo Betty e so per certo che stai violando le regole.» Deglutì e continuò. «Per agire come Demone della Vendetta devi esaudire il desiderio di qualcuno.»
«Infatti, sto esaudendo il mio.»
«Ha ragione lei» intervenne Donovan. «Non puoi farmi del male, almeno non sia qualcun altro a desiderarlo. Queste sono le regole.»
«Regole?» Anika tornò a guardarlo con ira. «Come osi pretendere di sapere cosa è giusto o no?»
Billy balzò in piedi, corse verso Anika e le si avventò contro. Lei cercò di graffiarlo per allontanarlo, ma lui non sembrava voler lottare. Donovan vide mentre la schivava, il suo unico obbiettivo fu di strapparle la collana e poi si allontanò. 
«È questa la fonte del tuo potere» disse stringendo nella mano sinistra la catenina con il pendente verde a forma di goccia con al centro la pietra rossa. «Il tuo amuleto. Se lo infrango sarà tutto finito.»
«No!» Gridò Anika.
La ragazza si preparò a puntare le braccia contro di lui, per usare i poteri per separarlo dal gioiello, ma Billy infranse la pietra con il coltello sporco del sangue della ragazza demone.
Il gridò di Anika diventò più acuto, il suo corpo prese fuoco e si consumò diventando in breve cenere. 
«È tutto risolto. Credo che anche il ricordo del video e della sua esistenza sia stato rimosso» disse Billy, mostrando il palmo aperto in cui prima reggeva l’amuleto, ora svanito.
«Io la ricordo ancora» ammise Donovan. «E credo me la ricorderò per un bel po’.»
«Anche io» disse Betty. «Ma forse siamo solo noi, perché eravamo presenti al momento della sua morte.»
«Può darsi» concordò Billy.
Donovan gli si avvicinò. «Come sapevi che distruggere il suo amuleto l’avrebbe uccisa invece che toglierle solo i poteri?»
«Non lo sapevo» rispose l’altro. «Ho immaginato che usare un’arma sporca del suo sangue per rompere l’amuleto potesse eliminare anche il demone definitivamente.» Si allontanò verso le porte per andarsene, ma prima di uscire si rivolse a Donovan. «Eri sincero prima? Non farai più video di quel tipo?»
Donovan annuì serio.
«Bene, perché se facessi di nuovo uno scherzo del genere a una ragazza ingenua e innocente, tornerò e te la farò pagare.»
Donovan lo vide scomparire oltre la porta della palestra. «Grazie per essere intervenuta» disse poi a Betty. 
La ragazza lo sorprese, rispondendo: «Dobbiamo parlare di Billy l’ammazzavampiri.»

 

 

                                           Continua…?


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