lunedì 19 ottobre 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 10

10. Indizi attraverso un Sogno


Oltre la porta della cucina, Betty osservò Zec sistemare la fasciatura al polso destro di Billy. Sembravano in intimità, sorridevano, scherzavano. Avrebbe dovuto essere contenta e sollevata che Billy non avesse riportato una ferita grave, invece si ingelosì.

«Betty, ma mi stai a sentire?» chiese Michelle, programmando i tasti della temperatura e del timer del microonde.
La voce dell’amica la ricondusse alla realtà. «Scusa, mi sono distratta.»
Michelle alzò gli occhi al cielo. «Vuoi del sale extra sui pop corn?»
«No, grazie.» Betty scacciò i pensieri di pochi istanti prima e si concentrò sulla vera ragione per la quale erano in casa di Michelle quel pomeriggio. La sua proposta era sensata: visto che le stranezze uscivano letteralmente dalla serie Buffy the Vampire Slayer, la soluzione più ovvia era riguardare insieme tutte le stagioni in cerca di indizi, magari qualche particolare che non ricordavano poteva essere la chiave per risolvere il mistero.
«Sicura te ne serva una così grande?» chiese Donovan alle loro spalle, prendendo una scodella di vetro dalla mensola che gli aveva indicato la padrona di casa.
«Fidati, non sono mai troppo grandi» rispose Michelle. Il timer del forno microonde suonò, prelevò la confezione di pop corn e la riversò nella scodella in mano al ragazzo.
«Dovremmo decidere se vedere tutti gli episodi di tutte e sette le stagioni, o fare una selezione» disse Betty.
Uscirono dalla cucina e raggiunsero il salone, Michelle spostò dal tavolo tra il divano e la tv i cartoni della pizza con dentro ancora alcune fette e Donovan posò la scodella traboccante di pop corn.
Betty si inserì tra Zec e Billy già seduti e disse: «Dobbiamo fare una votazione.»
«Riguardo a cosa?» fece Billy.
«Possiamo passare tutto il pomeriggio, la notte e probabilmente anche il resto del week-end a guardare i centoquarantaquattro episodi in dvd» propose Michelle.
Donovan si lasciò cadere sulla poltrona alla sinistra di Zec .«Oppure scegliere accuratamente quali saltare, anche se non sapendo cosa cerchiamo diventa difficile decidere.»
«In effetti non abbaiamo un criterio per dividere quelli importanti dagli altri» concordò Billy.
Zec si scansò un po’ di lato per fare posto a Betty. «Forse la soluzione migliore è concentrarsi sule prime due stagioni. È lì che pongono le basi della mitologia della Bocca dell’Inferno e quello che stiamo affrontando sembra avere origine da qualcosa di simile.»
«Non sono d’accordo» intervenne Betty. «Sunday appare nella quarta stagione e la Falce viene inserita nella settima. Entrambi sono rilevanti se pensiamo agli ultimi avvenimenti.»
Michelle si sistemò sulla poltrona alla destra di Billy e pescò con la mano sinistra un pugno di pop corn dalla ciotola. «Forse. Però se ci basiamo sul fatto che quasi tutto quello affrontato da Buffy è dovuto alla Bocca dell’Inferno, che attira ogni sorta di minaccia soprannaturale, il ragionamento di Zec è il più corretto.»
«La penso anche io così» concordò Billy. «Se non troviamo niente, possiamo sempre proseguire con le stagioni successive, se avete voglia.»
Betty s’imbronciò. Anche se non sapeva il perché, le sembrava di dover competere con Zec. Si voltò verso Donovan, che le schioccò una strana occhiata di sbieco. «Tu cosa ne dici?»
«Credo che cominciare dall’inizio e poi proseguire se non siamo convinti, sia la scelta migliore» rispose. «Sempre che Michelle abbia voglia di averci tra i piedi così a lungo.»
Michelle inghiottì i pop corn. «Certo! Potete restare. Non ho mai molti amici con cui fare queste maratone.» Sorrise e afferrò la scatola della prima stagione in dvd.
Betty incrociò le braccia sul petto e si domandò cosa le succedeva. Anche a lei non capitava spesso di poter passare del tempo facendo quello che le piaceva, insieme ad altri ragazzi che poteva definire amici; doveva essere contenta e invece era contrariata per essere stata ridotta in minoranza nella decisione.
«Cominciamo» disse Michelle, mentre il piatto del lettore dvd rientrava e sullo schermo compariva il logo della 20th Century Fox.
   

Il sesto episodio era appena iniziato e Betty sbadigliò. Sentiva gli occhi pesanti, guardò i suoi amici e si accorse che erano già tutti addormentati. 

«Qualcuno deve resistere» disse. Si alzò in piedi e decise di andare in cucina e uscire dalla porta sul retro a prendere una boccata d’aria. Pensò di mettere in pausa l’episodio, ma poi decise era meglio lasciare tutto acceso: qualche rumore poteva svegliare gli altri prima di doverlo fare lei.
Betty scavalcò i piedi di Billy e Michelle, entrò in cucina, posò la mano sulla maniglia della porta sul retro.
La spalancò e uscì nel corridoio di un ospedale.
Le lampade al neon sul soffitto ronzarono in modo monotono e l’illuminazione era fredda. Le pareti grigie erano tutte uguali e l’unica altra porta era quella in fondo al corridoio.
Betty si strinse nelle braccia provando un brivido e udì un rumore sordo provenire da quella stanza chiusa. Si guardò indietro e la cucina di Michelle le parve lontanissima.
Il rumore risuonò di nuovo. Era simile a qualcuno che bussava o picchiava con forza contro del metallo.
S’incamminò nel corridoio e a ogni passo il suono era più forte e nitido e copriva quello delle lampade. Spinse la porta di fronte a sé e questa scivolò verso l’interno senza resistenza. 
Betty riconobbe la sala dell’obitorio, davanti a lei si stagliava la parete con i loculi per i cadaveri. Proprio da lì, udì provenire in maniera indistinta il rumore. Lo seguì attentamente e aprì il terzo vano dal basso alla sua destra.
Il carrello con il corpo sgusciò fuori come se dall’interno il morto si fosse dato una spinta con in piedi. E infatti era così: Eddie, disteso sul metallo, con la faccia da vampiro e con indosso la divisa celeste da infermiere, aveva fatto pressione con la suola degli zoccoli sul fondo della parete per buttarsi fuori.
«Oh, chi non muore si rivede» le disse sorridendo e mostrando i canini.
«Dovresti essere polvere» replicò Betty. «Cosa ci fai qui?»
Eddie si mise a sedere. «Ci lavoro, qui.» Saltò giù dal carrello e camminò verso la porta. «Sbrigati. Ti aspettano all’incontro.»
Betty lo seguì senza fare altre domande. Per quanto assurdo, era convinta di dover seguire il comando. «Mi dispiace per la tua situazione.»
Camminando davanti a lei nel corridoio da cui era entrata, Eddie fece spallucce. «Non posso dire di non essermela cercata. Tu invece, sai in cosa ti sei cacciata?»
Betty scosse la testa.
«Già, me lo immaginavo.» Eddie si fermò davanti a una porta sulla parete sinistra, che prima non c’era. L’aprì e le fece cenno con la testa di entrare. «Non aspetterai molto.»
Betty entrò e c’erano altri in piedi a fissarla.
 

Donovan chiuse gli occhi per pochi istanti e poi li riaprì di colpo. Non doveva addormentarsi, stava per cedere al sonno, ma doveva resistere. Si alzò dalla poltrona, guardò gli altri e li vide dormire.

«Nessuno avrà niente in contrario se faccio una pausa per il bagno.» Girò intorno al divano e andò sicuro verso le scale. Le salì e si rese conto che conosceva l’ubicazione del bagno, anche se non era mai stato prima a casa di Michelle.
Aprì la porta e si ritrovò su un set cinematografico.
Donovan abbassò lo sguardo e scoprì di indossare solo dei boxer neri. Alla sua destra c’era una troupe di macchinisti che sistemava delle videocamere e un tizio con un megafono dava dalle disposizioni. Dei fari di medie dimensioni mandavano luci calde dal soffitto.
Nel centro della stanza, accanto a un letto matrimoniale dalla forma di una bara, c’era una ragazza di spalle con indosso un accappatoio bianco; parlava con un uomo e una donna vestiti con una divisa verde da chirurghi e un lungo camice bianco.
Donovan riconobbe la ragazza dal caschetto di capelli biondi. «Anika» la chiamò.
Lei si voltò e lo invitò con un cenno della mano destra a raggiungerla. Il suo volto era coperto di rughe e verruche come quello di un Demone della Vendetta.
Non appena le fu vicino, Donovan osservò la scollatura e le gambe nude, notando la pelle raggrinzita e orribile come in volto.
«Sei arrivato finalmente, questi sono i miei genitori» disse Anika seria.
«Salve signori…» Donovan non ricordava il cognome.
La donna emise un risolino. «Non essere così formale.»
«Dopotutto stai per fare sesso con mia figlia nel vostro nuovo film porno» continuò l’uomo, facendogli l’occhiolino.
Donovan guardò Anika. Non egli era sembrato che l’ultima volta fosse stata d’accordo a girare scene del genere con lui.
Anika ricambiò lo sguardo e sospirò. «Ho capito. Ora che mi hai visto veramente, non hai più voglia. Sarà meglio andare.»
«Dove?»
Anika gli afferrò il braccio. «Dall’altra parte, ti stanno aspettando.»
Sorpassarono la bara matrimoniale e si ritrovarono in un lungo corridoio illuminato da sterili luci al neon.
Donovan era di nuovo vestito, ma Anika era ancora in accappatoio. «Non hai freddo così mezza nuda?»
«Non ha importanza. Tanto non esisto.» Anika spalancò una porta sulla parete destra e lo buttò all’interno della stanza.
«Aspetta, volevo…» Donovan si zittì all’istante.
Non era solo lì dentro.
 

Zec si massaggiò gli occhi. Aveva visto e rivisto gli episodi un’infinità di volte e spesso si distraeva, permettendo al sonno di avere la meglio.

«Non credevo avrei mai rischiato di addormentarmi durante una maratona di Buffy» disse, ma nessuno gli rispose.
Si girò a guardare i compagni e notò si erano già addormentati tutti. Lasciò il posto sul divano, indeciso se svegliarli o meno. Poi sentì dei rumori provenire dal piano di sopra.
Zec lanciò un ultimo sguardo agli amici e poi si diresse verso le scale. Salita la prima rampa si trovò davanti una stanza con la porta che gli era familiare.
L’aprì e trovò gli occhi verdi di sua sorella Dana a fissarlo. Indossava una divisa a righe bianche e rosse come i volontari dell’ospedale.
«Sei tornata» urlò Zec felice.
Dana abbozzò un sorriso. «Non entusiasmarti troppo, fratellino. Sono solo in visita.» Si avvicinò al letto e sistemò la coperta ai lati. «Passami i cuscini.»
Zec prese i cuscini dalla sedia vicino alla scrivania e riconobbe la stanza. «Questa è camera tua. Perché stai sistemando il letto? Mamma non lo ha mai disfatto da quando sei sparita.»
«Il conto alla rovescia per l mio ritorno è iniziato. Non so quanto mi fermerò, ma voglio lenzuola pulite non vecchie di chissà quanto tempo» rispose. Sistemò i cuscini contro la testata e poi controllò l’orologio al polso sinistro. «A proposito, sei in ritardo.»
«Ci siamo appena ritrovati» disse Zec. «Perché non mi racconti dove sei stata?»
Dana andò verso la finestra, scostò la tenda e la spalancò. «Lo faremo la prossima volta che ci rivedremo.» Scavalcò con una gamba e rimase a metà del davanzale, porgendogli la mano destra. «Muoviti, sei già in ritardo.»
Zec le prese la mano e si lasciò guidare fuori dalla finestra, scavalcandola e ritrovandosi in un lungo corridoio dalle pareti grigie.
Camminò dietro di lei, tenendola per mano e osservò le lampade al neon sul soffitto, le stesse dell’ospedale.
Dana si fermò davanti a una porta sulla parete sinistra e l’aprì, lasciandogli la mano.
«Tu non vieni?» chiese Zec.
«No, è un invito per pochi intimi» rispose sorridendo.
Zec entrò nella nuova stanza e notò di essere atteso.
 

Michelle tossì. Un pop corn le era andato di traverso mentre stava per addormentarsi. Sbatté le palpebre e vide i quattro amici dormire nei loro posti.

«Forse è il caso di svegliarli, o ci saremo riuniti per niente» disse. La lingua sapeva di sale e i pop con le avevano messo sete.
Michelle abbandonò la poltrona e andò in cucina, per prendere una bibita dal frigorifero.
Appena entrò, sentì un invitante profumo di dolci. Davanti ai fornelli vide sua madre e due ragazze di spalle, occupate ad armeggiare con burro, una scodella di pastella e una padella.
«Mamma, non stai bene? Odi cucinare» disse Michelle.
La donna si girò sorridendo. «Che sciocchezze, e comunque ho le mie fide aiutanti per prepararti i pancake.»
La ragazza alla sua destra si girò reggendo la padella con entrambe le mani e fece scivolare il pancacke su una pigna già pronta nel piatto.
«Alice? Non sapevo ti piacesse cucinare» affermò sorpresa Michelle.
Sorridendo con il volto deformato da vampiro, Alice rispose. «Infatti, ma hai ospiti di là e bisogna fare bella figura.»
«Non posso offrire i pancake.» Michelle guardò sua madre. «Tu non vuoi che mangi dolci e cibi così calorici.»
«Oggi hai una seduta speciale e meriti uno strappo alla regola» rispose la donna. «Che ore sono?»
«È già tardi» rispose la seconda ragazza, girandosi e rivelando di essere Caroline. Anche lei aveva il volto da vampiro, però era rigato da graffi con sangue incrostato.
«Mi dispiace» disse Michelle. «Non ti ho neanche chiesto scusa per quelli, prima di ucciderti.»
«Ormai non c’è più tempo.» Caroline prese tre pancake con le mani e li infilò in un sacchetto di carta, prese dal tavolo la bottiglia di sciroppo d’acero e ne verso una dose abbondante nello stesso sacchetto. «Andiamo, ti accompagno io.»
Caroline le passò accanto reggendo il sacchetto e Michelle la seguì ubbidiente. Uscite dalla cucina si immisero in un corridoio freddo e illuminato da luci al neon. Lo percorsero in silenzio e Caroline si fermò davanti a una porta sulla parete destra.
«Non è qui che ho le riunione dei mangioni anonimi» disse Michelle.
«Oggi sì» replicò Caroline e spalancò la porta. «I pancake non bastano per tutti, li tengo io.»
Michelle annuì ed entrò.
Era giunta giusto in tempo.
 

Billy strizzò gli occhi. Cercare di non addormentarsi era una vera impresa. Poi si guardò intorno e vide gli altri dormire senza problemi.

«Forse posso schiacciare un pisolino anche io» si disse.
Qualcuno bussò alla porta.
Billy si alzò dal divano e andò ad aprire. «Mi scusi, non è casa mia.»
Di fronte a sé non aveva nessuno. O meglio, nessuno di vivo. L’erba secca del cimitero si stagliava a perdita d’occhio con tutte le lapidi dei morti.
Avanzò nel cimitero deserto e chiese: «Chi è là? C’è nessuno.»
Billy intravide due figure davanti a un mausoleo. Le raggiunse e riuscì a identificarli: erano Simon e Stefan.
«Nessun altro voleva venire a prenderti» disse Simon.
«O forse non c’è più nessuno a poterlo fare» lo corresse Stefan.
Billy li squadrò. «Che significa? Cosa volete?»
I due mutarono il volto nella forma di vampiro e spalancarono la porta del mausoleo.
Stefan allargò le braccia come invito a proseguire. «Non è importante. Noi non siamo importanti. Ma tu devi andare, o si farà tardi.»
Billy passò oltre l’ingresso e avanzò lungo un corridoio dalle pareti grigie e in fondo, trovò una porta socchiusa. La spinse e questa si aprì con un cigolio.
Mise un piede all’interno e vide altre quattro porte disposte lungo la parete circolare della stanza, si aprirono tutte nello stesso istante ed entrarono i suoi compagni.
Betty, Donovan, Zec e Michelle guardarono come lui davanti a loro e videro una figura femminile in piedi ad attenderli. Era alta, con la pelle nera, una pittura bianca le copriva il volto tranne gli occhi e la bocca; i capelli scuri, sporchi e intrecciati, le ricadevano sulle bende miste a stracci che portava indosso; li fissò con sguardo severo.
Tutti loro l’avevano già riconosciuta.
«La Prima Cacciatrice» disse Billy in un sussurro.
«Sei tu ad averci chiamato qui?» domandò Betty.
La Prima Cacciatrice si girò a guardarla. «Avete imitato la mia arma. Ci sono conseguenze.»
«Non sapevamo fosse proibito» si scusò Michelle.
«Appartiene alla mia stirpe» replicò la guerriera. «Non siete Cacciatrici.»
«È vero» s’intromise Billy. «Però eravamo in pericolo, c’erano dei vampiri e forse se è giunta a noi c’è un motivo.»
La Prima Cacciatrice allungò il braccio sinistro e gli puntò l’indice contro. «Tu credi di sapere.» Si voltò e indicò nello stesso modo uno a uno gli altri. «Voi credete di sapere. In realtà non avete idea di cosa siete, di cosa accadrà. Di cosa avete scatenato.»
«Suona un po’ troppo minaccioso» disse Donovan.
«Aiutaci a capire» chiese Zec. «Spiegaci cosa succede, cosa dobbiamo fare.»
«Una sola soluzione.» La Prima Cacciatrice si girò verso Billy. «Abbracciare la morte.»
Billy la guardò confuso. «Cosa?»
La Prima Cacciatrice compì un giro completo su se stessa. Si acquattò a terra e alzò le braccia sopra la testa, battendo le mani.
 

Betty aprì gli occhi e si rizzò a sedere sul divano. Al suo fianco, Billy e Zec fecero lo stesso, mentre Michelle e Donovan si sedevano diritti sulle poltrone. «Abbiamo sognato» disse , osservando i volti disorientati degli amici. «Tutti lo stesso sogno.»

«O almeno una parte» confermò Zec.
Donovan sbuffò contrariato. «Un’altra cosa da aggiungere all’elenco delle stramberie.»
Michelle si sporse in avanti, afferrò il telecomando e premette il tasto STOP, fermando il dvd. «Dite che è colpa della Falce?» domandò, lanciando un’occhiata fugace al piano superiore dove c’era la sua stanza.
«Non sappiamo come funziona tutto questo… non saprei come definirlo» disse Billy. «Ma qualunque siano le regole, se ce ne sono, sembra che aver creato un’arma mistica di tanto valore, ha spinto la Prima Cacciatrice a convocarci.»
Betty lo guardò dubbiosa. «E pensi sia un male? A me è sembrato volesse metterci in guardia su questi eventi da Bocca dell’Inferno.»
«A me che ci stesse dando la colpa» sottolineò Donovan.
«Forse entrambe le cose. O forse no.» Billy alzò le spalle indeciso. «È stata un po’ vaga.»
«Vaga è dir poco. “Abbracciare la morte” è anche criptico.» Zec mise una mano in tasca ed estrasse un cellulare.
«Quello è il cellulare dell’auditorium» notò Betty. «Cosa vuoi fare?»
Zec premette il pulsante d’accensione e lo schermo si illuminò. «A questo punto dobbiamo cercare di avere risposte in ogni modo. Forse questo regalo misterioso ci sarà utile.»
Betty notò l’espressione preoccupata di Zec, la stessa che aveva quando aveva ripetuto la frase della Prima Cacciatrice. Poi si voltò dall’altro lato a guardare Billy. Un’eco del sogno riemerse nella mente.
Non era sicura la Cacciatrice si riferisse direttamente a tutti loro quando aveva formulato quell’avvertimento.

 

                                           Continua…






lunedì 5 ottobre 2015

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 9

9. Condivisione


«Smettila di tirarla verso di te» disse Betty seccata, serrando la presa sull’ascia dalla testa rossa.

«Non la sto tirando verso di me» rispose Michelle. «Sei tu che vuoi tenertela tutta per te.»
Betty la guardò di sbieco. Non si sentiva a suo agio ad averla come compagna di caccia. Anche se non c’erano molti paragoni visto che quella era la sua prima, ufficiale caccia ai vampiri. «Se non ti vado bene, perché hai scelto di venire con me?»
«Non ho scelto te, ho scelto l’ascia» disse Michelle, fissandola seria. «Mi dà più sicurezza della metà a paletto.»
Betty sospirò. Camminando nel corridoio deserto che portava all’ingresso della scuola, non poté darle torto. Era ovvio non fossero in sintonia. Non si erano mai parlate, l’aveva ignorata quando era stata più volte presa di mira in mensa e non era mai stata ben disposta da quando si era formato il loro gruppo.
«Ti guarderò le spalle, se sei preoccupata per questo» le disse gentilmente. «Puoi stare tranquilla e concentrarti per accendere la telecinesi.»
Michelle le lanciò un’occhiataccia. «Non  sono un elettrodomestico. Non credi se sapessi come fare, avrei già assunto l’aspetto di Dark Willow
Betty si trattenne dal risponderle sgarbatamente a sua volta. «Ok, cercavo solo di rendermi utile.»
«Non farlo. Quelle come te e quelle come me, non sono fatte per il lavoro di coppia.»
«Che vuol dire?»
Michelle si bloccò in mezzo al corridoio, obbligandola a fare lo stesso. «Guardati. Sei magra, non pelle e ossa, ma quasi. Sì, porti gli occhiali, ma non hai problemi a farti vedere in giro. Non potrai mai capire come mi sento io.»
«Allora, prova a spiegarmelo.»
«Perché? Così diventiamo migliori amiche per sempre?»
Betty non si trattenne più. «Non riesci a non fare la stronza per due minuti? Vuoi sapere la realtà: anche io sono sola. Forse non vengo derisa ogni volta che entro in una stanza, ma so cosa vuol dire sentirsi fuori posto. E non lo uso come scusa per attaccare chi cerca di essere gentile con me.»
L’ascia della Falce vibrò nelle loro mani.
Entrambe si guardarono sorprese.
«Dobbiamo preoccuparci, vero?» chiese Michelle.
Betty annuì. «Significa che sono qui vicine. Tieni gli occhi aperti e st…»
Ricevette una spinta violenta che le mozzò il fiato e la buttò in avanti, facendole scivolare la mano dall’arma. L’aggressore misterioso la rivoltò a schiena a terra e le fermò il corpo sotto il suo. Betty si riprese e dalle lenti scese troppo sul naso, intravide il volto arcigno di Alice incombere su di lei.
«Cavoli, quanto siete rumorose!» disse la vampira dai capelli corti e neri. «I tuoi discorsi melensi mi hanno fatto venire ancora più voglia di ucciderti.»
Betty la ignorò. «Colpiscila, Michelle!»
Michelle si mosse incerta, ma una figura dai capelli biondi le si parò davanti.
«Non provarci neanche» disse Caroline. «Non puoi competere con noi e poi sei il piatto forte del menù.»
Alice ghignò.
«Non darle retta» insistette Betty. «Hai la Falce, sei più forte. Usala!»
L’espressione sul volto di Michelle cambiò. Non era più insicura. Strinse le dita intorno all’impugnatura dell’arma e nei suoi occhi Betty riconobbe la determinazione trasmessa dalla Falce. Si lanciò contro Caroline, la quale però sfoderò l’agilità della sua nuova condizione e spostandosi dietro di lei, la schivò senza fatica. Michelle colpì il vuoto e cadde in ginocchio, piantando la lama nel pavimento.
Le due vampire scoppiarono a ridere.      
«Patetica, come sempre.» Alice tornò a guardarla con il volto sfigurato dai tratti da vampiro. «Se lei è la tua miglior chance di batterci, sei già morta. Anzi, avevi più possibilità da sola.»
«Non dirmi ti aspettavi qualcosa di diverso da questa grassona» continuò Caroline. Afferrò poi la spalla di Michelle. «E ora in piedi. Ho voglia di dare un morso al mio Big Mac.»
Bloccata a terra, Betty ruotò il volto di lato e osservò l’espressione della compagna, in ginocchio poco distante, mutare ancora. Non impugnava più la Falce e nuove emozioni stavano emergendo. Le riconobbe non appena le vene nere comparvero sulla fronte e i capelli rossicci si tinsero di scuro. Dolore. Rabbia.
Michelle si girò di scatto e sibilò: «Sei morta, stronza.» Alzò la mano sinistra e con quel singolo movimento scaraventò Caroline contro il muro alla sua destra. «Mi hai affibbiato un nomignolo per l’ultima volta.»
Caroline cercò di scappare, ma Michelle la trattenne con il suo potere, piegando semplicemente le dita come ad arpionare l’aria. Camminò quindi verso di lei, con andatura pacata, si stava godendo il momento.
Alice era rapita dalla scena e fissava l’ex-vittima mentre ancora una volta si rivoltava contro le sue persecutrici. Betty provò ad approfittarne per scansarsela di dosso, ma anche se distratta, rimaneva più forte. Premere con insistenza i pugni contro il suo petto e scalciare, ebbero solo l’effetto di riportare l’attenzione su di lei.
«Non pensare di cavartela» le intimò. «Caroline è così stupida da farsi uccidere, ma io mi nutrirò e scapperò.» Alice calò il volto sul suo collo, la morse con i canini  e succhiò avidamente.  
«Michelle!» urlò Betty in un misto di dolore e paura. La vide girarsi di scatto a  guardarla,  alzare il braccio destro e sentì il sollievo del suo copro liberarsi del peso di Alice, sollevata dalla forza invisibile fino a sbattere contro il soffitto.
Michelle le chiese: «Ce la fai da sola?»
Betty si rimise in piedi, tamponandosi il sangue che colava dalla ferita. «Sì, la sistemo e sono da te.»
«Non serve.» Michelle abbassò il braccio destro e Alice piombò in picchiata contro il pavimento.
Betty corse a recuperare l’ascia. Tirò con forza e la estrasse dalle mattonelle scalfite. Guardò intorno e si accorse che Alice era già in piedi e le correva incontro. Non ebbe esitazioni. Impugnò con entrambe le mani il manico della Falce, la paura e il dolore svanirono e  tornò la certezza di essere forte abbastanza per batterla. Sferrò la lama contro la testa della vampira e la decapitò con un colpo netto.
Non appena la testa di Alice rotolò a terra, il suo corpo si dissolse in un cumulo di polvere.
Betty tornò a guardare Michelle e ne fu inorridita. Con il palmo sinistro aperto, teneva Caroline premuta contro il muro, mentre con la mano destra arcuata, le infliggeva dei graffi sul volto e sul corpo che si chiudevano diventando delle cicatrici. Non si stava difendendo da un vampiro, si stava vendicando di un bullo.
La raggiunse e la prese per il braccio usato per incanalare il suo potere come una lama. «Basta, non così.»
Michelle le rivolse uno sguardo sadico. «Perché? Credi mi avrebbe trattato diversamente? La sto ferendo quanto ha ferito me ogni giorno.»
«Tu sei migliore di lei» disse Betty e le porse la metà della Falce. «Eliminala, non perché è divertente farlo, ma perché è un vampiro e non hai altra scelta.»
Michelle osservò l’ascia e dopo un attimo di esitazione, la prese.  
Betty notò che anche se i segni del risveglio del potere telecinetico erano ancora visibili sul suo volto, il tocco della Falce fece scomparire dagli occhi della compagna l’aria perversa e le restituì un’espressione ragionevole.
«Basta sofferenza» fece Betty.
Michelle alzò l’ascia con entrambe le mani. «Hai ragione.» La calò contro il collo di Caroline ancora tramortita e le staccò la testa, riducendola in polvere.
Rimasero a fissare i granelli dissolversi. Due esseri umani erano diventati non-morti e ora erano morti. Betty rabbrividì.
«Andiamo, gli altri possono aver bisogno di noi» disse.
Michelle annuì e le allungò l’ascia. «Io… ecco… mi dispiace per prima e… grazie.» 
Betty scosse la testa. «Siamo una squadra, non devi ringraziarmi.» Le posò la mano sul braccio con cui le voleva restituire l’arma e lo abbassò. «Tienila tu. So che se ne avrò bisogno, me la cederai.»
Michelle sorrise, le vene scure svanirono e i capelli tornarono dello stesso rosso che colorò anche le sue guance.
 

In piedi, nascosto dietro la porta della caffetteria, Billy strinse con la mano sinistra il  paletto lasciatogli da Donovan, l’altro era infilato nei pantaloni, pronto a essere estratto. Il dolore al polso destro era insopportabile, più di quanto aveva ammesso con gli altri e cominciò a temere di aver preso le decisioni sbagliate.

Mandare i suoi nuovi amici a caccia dei quattro bulli vampiri gli era parsa la soluzione migliore. Erano fan come lui di Buffy e questo lo considerava sufficiente come attestato delle loro capacità. Aspettando il loro ritorno però, era stato assalito dai dubbi. Forse veder eliminare i vampiri in televisione non bastava per riuscire a farlo per davvero. Potevano restare feriti, o peggio uccisi. E anche i vampiri potevano avere un loro piano. Invece che aspettare di venire cacciati, usare il loro istinto di predatori, tornare indietro e sapendolo solo e privo della Falce, tendergli un agguato.
Billy era certo non se la sarebbe cavata una seconda volta.
Udì un rumore in lontananza. Si concentrò sul suono. Passi. Trattenne il respiro. Sbirciò le ombre dalla fessura tra la porta e il muro e quando furono prossime a entrare, balzò sull’uscio brandendo il paletto.
«Wow! Calma amico, siamo noi» disse Donovan, evitando l’arma.
«Meno male, cominciavo a preoccuparmi» ammise Billy.
«Hai un faccia…» fece Zec. Era tornato al suo solito aspetto, niente vene nere e capelli scuri. «Vieni, ti portiamo in ospedale per medicarti.»
«No, potrebbero fare domande.»
«Non hai altra scelta» disse Michelle, sbucando all’entrata della caffetteria con Betty accanto. «A meno tu non guarisca come una vera Cacciatrice.»
Billy scosse la testa sconsolato. «Purtroppo no. Resta il problema di cosa inventarmi.»
«Useremo l’aggressione fuori dal Bronze Dust come storia di copertura» intervenne Betty. «Ci hanno visto portare dentro il ragazzo e abbiamo chiesto di chiamare un’ambulanza. Diremo che hai voluto fare l’eroe, hai rincorso gli aggressori e sei rimasto ferito.»
«Mi sembra una buona idea» concordò Zec.
Billy acconsentì e facendosi aiutare, uscì con i quattro compagni dalla finestra della stanza, lasciando la scuola.
Dopo aver sorpassato il cancello, Donovan disse: «Aspettate, non possiamo farci vedere con questa.» Agitò il paletto e indicò l’altra metà della Falce in mano a Michelle.
«Riunitela e poi uno di voi la terrà in custodia» rispose Billy. «E non dovrà venire in ospedale, daremmo troppo nell’occhio.»
«Se a voi va bene, posso tenerla io» disse Michelle. Si avvicinò con il manico dell’ascia al paletto in mano a Donovan e la Falce ritornò integra senza fatica. «Pensavo che presto qualcuno si domanderà che fine hanno fatto Caroline e gli altri. Cosa diremo?»
«Mentiremo» rispose Billy. «Manterremo la versione di averli visti l’ultima volta al locale. Nessuno potrà più trovare loro tracce. Purtroppo non possiamo modificare la loro morte, sarà un segreto solo nostro.»
«Resta comunque la questione Sunday da risolvere» continuò Betty. «È  ancora là fuori a fare danni ed è in cima alla lista delle assurdità che stanno capitando.»
«Già, fino a ora non avevamo incontrato un vero e proprio personaggio della serie» concordò Donovan.
Zec si voltò a guardarlo. «Billy, sei d’accordo con noi che in qualche modo quello che accade è legato a Buffy The Vampire Salyer
Billy annuì. «Sì, è l’unico elemento comune. Ma non saprei come e dove trovare le risposte che cerchiamo.»
Michelle si fece avanti. «Forse ho io un’idea. Ma è stata una serata pesante. Venite domani pomeriggio a casa mia e ve la mostro.»

 

                                                      Continua…?