lunedì 27 giugno 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 26

26. La Verità sulla Bocca dell'Inferno


Billy ascoltò in silenzio la spiegazione di Janna. Ormai era pronto ad accettare di tutto, anche ciò che appariva più assurdo e inverosimile.

Quando ebbe finito, lei indietreggiò di un paio di passi. Lo guardò in silenzio, con i suoi occhi impassibili e svanì come gli altri.
«Aspetta» la chiamò.
Un lampo illuminò l’intero spazio in modo accecante e Billy fu costretto a chiudere gli occhi. Quando li riaprì, era nello stesso luogo di poco prima: in piedi a fianco del letto di Elliott disteso in coma. Scostò la mano dalla sua fronte e un nuovo lampo gli balenò davanti, illuminando fugacemente la stanza dell’ospedale.
Billy strizzò ancora gli occhi, oltre il vetro della finestra di fronte scorse la luce arrivare dall’esterno. Un tuono rombò nel cielo e lo fece sobbalzare. Si avvicinò alla finestra, notò che era notte e le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere fitte. Era rimasto in quella sorta di trance per alcune ore.
Si voltò e lanciò un ultimo sguardo a Elliott, si diresse verso la porta della stanza e sbirciò per assicurarsi il corridoio fosse sgombro. Libero di muoversi, proseguì furtivo verso l’uscita dell’ospedale.
 

Betty sussultò nel letto dei suoi genitori nello stesso istante in cui un tuono squarciò l’aria all’esterno della casa. Spalancò gli occhi, si alzò lentamente, mettendosi a sedere e controllò Michelle al suo fianco: dormiva tranquilla, il temporale non aveva avuto lo stesso effetto sul suo sonno.

Uscì da sotto il piumone con delicatezza, prese gli occhiali dal comodino e si avvicinò alla finestra. Scostò la tenda e osservò la pioggia infrangersi sul vetro e scivolare come lacrime fino al davanzale.
Chissà dov’è Billy” pensò, confortandosi solo con l’idea che gli altri amici fossero lì in casa con lei. Dopo le sconvolgenti rivelazioni condivise da lei e Michelle con gli altri quella sera e la decisione perentoria di Billy, si era convinta che dovevano restare tutti insieme, soprattutto non credeva fosse opportuno per Zec tornare a casa da solo. Avrebbe voluto parlare con lui, farlo sfogare, ma l’amico le aveva solo chiesto di avvertire la madre e poi mostrargli dove avrebbe dormito. Così aveva sistemato i due ragazzi in camera sua e condiviso il letto matrimoniale dei genitori con Michelle, ma aveva dormito solo per qualche ora.
Betty sistemò gli occhiali sul volto, si infilò i jeans e la maglietta del giorno prima e lasciò con cautela la camera. Appena chiuse la porta dietro di sé, sentì dei suoni leggeri provenire dal piano di sotto. Scese guardinga le scale e vide Zec, vestito anche lui con gli stessi abiti con cui era andato a dormire, seduto sul divano, illuminato solo dal televisore, mentre sullo schermo si alternavano le immagini di un episodio di Buffy. Non uno qualunque: Incubi, proprio quello che aveva fornito a lei e Michelle gli ultimi tasselli per identificare chi fosse in realtà Billy.
«Il mio vecchio sacco a pelo è davvero scomodo se sei venuto qui» disse gentilmente, entrando in salone.
Zec schiacciò il tasto STOP sul telecomando del lettore DVD,  stretto nella mano destra. «Scusami, ti ho svegliato.»
«No, è stato il temporale» rispose, sedendosi accanto a lui. Si allungò sulla sinistra e accese la lampada, schiacciando il pulsante dell’interruttore. «Ma ho l’impressione tu sia in piedi da prima che scoppiasse.»
«Non riuscivo a dormire. Ho visto il box della serie e mi è venuta voglia di rivedere quell’episodio. Scusa se l’ho preso senza chiederti il permesso.»
«Non c’è problema però…» Betty si interruppe cercando le parole adatte. «Ecco, riguardarlo non credo ti faccia bene.»
«Hai ragione» ammise Zec. Abbandonò il telecomando sul cuscino del divano tra di loro. «Però ci sono parti di questa storia che non mi tornano e volevo vedere con i miei occhi se per caso vi era sfuggito qualcosa.»
«Cosa intendi?»
«Per esempio: prima di portarci in ospedale, ci avete detto che vi ha condotti la Prima Cacciatrice in quella stanza, quindi anche lei è una proiezione del tizio in coma? Se è così, perché mandare anche Billy come proiezione astrale per combattere?»
Betty aggrottò la fronte. «In effetti ora che mi ci fai pensare è un po’ strano. Anzi, ricordo che l’abbiamo sognata tutti mesi fa, quando ci siamo riuniti per guardare la serie.»
«Esatto, un altro particolare che stona» continuò Zec pacato. «Posso accettare che gli incubi del Billy adulto in coma, per così dire, hanno aperto la Bocca Dell’Inferno e generato i vari mostri, ma come spieghiamo eventi come quello, la presenza di Kerry e Kenny, o questa?» Si chinò e afferrò la Falce vicino ai piedi nudi, mettendola sotto gli occhi di Betty. «L’abbiamo creata noi. Compreso Billy. È reale, l’abbiamo usata tutti e tenuta a turno in custodia. Come può esistere un oggetto creato anche da chi non esiste?»
Betty fissò a turno l’arma e l’amico, riflettendo. Le sue obiezioni erano sensate, per quanto l’intera situazione fosse al di là del razionale. Si era concentrata così tanto sui suoi indizi e sulla conferma ricevuta dalla visione dell’episodio, dall’essersi dimenticata di quei particolari, che però facevano la differenza.
Si accorse che lui la guardava in attesa di una risposta. «Sinceramente, non so cosa pensare» disse. «E a dirla tutta, il fatto che quell’uomo in coma abbia potuto generare tutto questo da solo ha dell’incredibile, dello spaventoso e inspiegabile.»
Tre colpi battuti con forza contro la porta li fece voltare entrambi.
«I tuoi genitori sono tornati prima?» domandò Zec.
Betty si alzò dal divano, dirigendosi verso la porta. «Non penso. E comunque hanno le chiavi di casa.»
Aprì uno spiraglio, abbastanza perché potesse vedere anche Zec sporgendosi e rimase sorpresa da chi si trovò davanti.
Fradicio dalla pioggia battente, Billy la guardò serio, fermo davanti all’uscio. «Posso entrare? Dovrei darvi delle informazioni importanti.»
 

«Così, un’altra parte di Elliott… di te, ha l’aspetto di Jenny Calendar. Non ti offendere, ma avrei preferito incontrare lei, l’attrice che la interpretava è molto sexy» commentò Donovan, stravaccato sulla sedia rivolta verso il divano, dopo che Billy ebbe raccontato del suo incontro e della scoperta sul loro passato.

«Lei vuole essere chiamata Janna» precisò Billy, seduto a sua volta su un’altra sedia nel salone e sfregandosi i capelli con l’asciugamano che gli aveva dato Betty, cercando di asciugarli. L’amica gli aveva anche prestato una camicia del padre con cui cambiarsi la maglietta fradicia. «In ogni caso, volevo scusarmi con voi per avervi coinvolti fin dal principio, anche se non lo sapevo.»
«Non devi scusarti di nulla.» Betty rientrò in salone e posò una tazza fumante con del tè sul tavolino davanti a Billy. Aveva svegliato Michelle e Donovan, mentre lui si cambiava, in modo fossero tutti presenti per le novità che doveva comunicare. Si accomodò sul divano tra Zec e Michelle e disse: «In un certo senso siamo in debito con te. Ci hai salvati tutti nel nostro primo confronto con il soprannaturale. Il fatto che tu, o Elliott, ci abbiate scelti perché vi trovavate in sintonia con noi, può solo farci piacere.»
«Sì, però vorrei sapere di più» fece Michelle. «Non ci hai più detto cosa hai trovato questa sera al cimitero con Zec? È legato in qualche modo al coma di Elliott?»
Billy scosse la testa e lasciò cadere l’asciugamano sulle ginocchia. «Io e Zec abbiamo incontrato degli strani esseri che affermavano di difendere l’Oscurità Maggiore e me, ma Janna non sembrava esserne a conoscenza. Mi ha dato solo le informazioni che riteneva importanti in quel momento e penso il suo obiettivo fosse di farmi capire che non dovevo allontanarvi.»
«E ha fatto bene» disse Zec, sorridendo all’amico.
«Però c’è anche dell’altro» continuò Billy. «Prima di scomparire, mi ha rivelato che io, o meglio Elliott, non è l’unico responsabile di tutto quello che sta succedendo.»
Betty si scambiò uno sguardo eloquente con Zec. Questa nuova informazione poteva dare un senso a ciò di cui avevano parlato prima. «Spiegati meglio.»
Billy sospirò. «Da quanto ho capito, io sono diventato reale per il desiderio di Elliott di avere qualcuno che affrontasse i pericoli, la parte di lui desiderosa di fare giustizia su quello sognato e reso vero e potenzialmente mortale. E questo fa di lui la Bocca dell’Inferno, però non tutto il male che abbiamo combattuto esce da lui.»
Donovan si sporse in avanti, grattandosi la testa. «Okay, sono ufficialmente confuso.»
«Lo so, è complicato, anche io non sono certo di riuscire a spiegarlo bene.» Billy strinse l’asciugamano agitato. «È come se Elliott facesse da centro mistico a cui chiunque può attingere. Qualsiasi persona che volontariamente o meno ha un desiderio represso, o sente di avere dei demoni interiori con cui combattere, o desidera che quelle creature da incubo siano vere, riesce a renderle reali attraverso lui.»
«È logico» concordò Betty. «Ora tutto ha un senso.»
«Davvero?» domandò Donovan aggrottando le sopracciglia.
«Rifletti, ricordi la nostra discussione su Anika di oggi pomeriggio? Pensavamo che qualcuno l’avesse resa un Demone della Vendetta, ma in realtà lo ha fatto lei da sola, grazie all’energia di Elliott trattino Bocca Dell’inferno» spiegò Betty. «Voleva punirti per il video, perché si era fidata di te e tu l’avevi tradita e il suo rancore tanto forte l’ha fatta diventare il demone.»
«E questo ci aiuta a spiegare anche tante altre cose» intervenne Zec. «Tutto quello che sembra legato a Buffy, ma non riusciamo a giustificare come una responsabilità di Elliott, sono in realtà tutte proiezioni di desideri di altri.»
Michelle alzò le mani per fermarlo. «Aspetta, vuoi dire che in città sono tutti fan di Buffy? O che questi desideri prendono forma dai mostri della serie, perché Elliott è un fan?»
«Potrebbe essere» commentò Betty. «In fondo Elliott ci ha notati tempo fa e fin da allora la cosa che abbiamo tutti in comune è la passione per la serie.»
Donovan incrociò le braccia sul petto. «In pratica quando Elliott finirà di avere a che fare con i fan di Buffy, allora smetteranno anche le stranezze.»
«No, non funziona così» rispose in tono amaro Billy. «In principio riguardava voi e la serie, ma poi credo che la cosa si sia espansa in maniera incontrollabile. Come vi ho detto, Elliott dal suo coma fornisce energia soprannaturale, ma come la Bocca dell’Inferno è un portale tra dimensioni, così lui lo è per i pensieri e le emozioni di tutti. Ognuno può utilizzarla come vuole. Quindi se qualcuno rielabora sentimenti e repressioni usando come metafora altre storie, o elementi di finzione, si possono avverare anche quelli.»
Betty sentì il suo entusiasmo svanire e venire rimpiazzato da un timore opprimente. «Questo vuol dire che d’ora in avanti potremmo aspettarci di tutto. È pazzesco.»
«E pericoloso» aggiunse Donovan. «Ricordati che Anika è morta e scomparsa dal ricordo di tutti. E tutti quelli che erano diventati vampiri sono diventati polvere.»
Billy si alzò in piedi abbandonando l’asciugamano sulla sedia. «Ora vi rendete conto perché volevo allontanarvi? Venendo cambiati dalla Bocca dell’Inferno, si rischia di morire.»
Zec gli andò incontro per tranquillizzarlo. «Non è così per tutti. Io e Michelle siamo diventati telecinetici trasformando la rabbia e il dolore in poteri da poltergeist, ma non siamo scomparsi e nemmeno ci è successo di peggio.»
«Ma non è detto che non accada» disse Billy. «Se anche non veniste uccisi in una lotta, Janna mi ha detto che essendo partito tutto da un sogno di Elliott, niente e nessuno di soprannaturale può esistere  nel mondo reale.»
«Però potremmo sempre perdere i poteri e tornare normali» fece Michelle. «Non siamo nati con queste capacità, le abbiamo sviluppate per colpa della Bocca dell’Inferno, quindi forse svaniranno con la chiusura del portale. E noi continueremo a esistere.»
Betty cercò di riprendere la calma. «Okay, ma come si chiude una Bocca dell’Inferno che nel nostro caso è una persona?»
«Svegliando Elliott» affermò Billy.
«E cosa accadrà a te?» domandò Zec.
«Non lo so. Essendo collegato a lui potrebbe accadermi di tutto. Vivere. Morire. Diventare un fantasma.» Billy scrollò le spalle. «Non posso preoccuparmene. L’unica cosa importante è scoprire il più possibile su Elliott Summerson, su come è finito in coma e trovare un modo per fargli aprire gli occhi. O attorno a lui non credo resterà molto.»

 

                                             Continua…?



lunedì 20 giugno 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 25

25. Sognando un Ricordo da Sveglio


Billy rimase immobile nelle tenebre che lo circondavano. Aveva la bizzarra sensazione di essere ancora nella camera dell’ospedale dove dormiva Elliott Summerson, il se stesso adulto, ma allo stesso tempo in un luogo diverso.

Una luce con la sagoma di una porta lampeggiò davanti a lui, ci passò attraverso e si ritrovò in un corridoio dalle pareti bianche da cui si emanava un bagliore pallido.
«Ben arrivato» gli disse una donna alla sua destra. Era alta, con i capelli neri tagliati a caschetto. Indossava un lungo abito color vaniglia e lo fissava con espressione neutrale. «Forse è più corretto bentornato.»
«Chi sei?» domandò. «E dove siamo?»
«Siamo in un luogo difficile da definire. E sinceramente non credo che nel tuo attuale stato potresti comprenderlo appieno. Ti basti sapere di non essere in pericolo. Quanto a me, il mio nome è Janna.»
Billy la squadrò per pochi istanti. «Il tuo volto mi è familiare. Sono quasi sicuro tu sia un’attrice di Buffy l’ammazzavampiri. E per quanto mi sembra assurdo ammetterlo, avrebbe senso.»
«Non sono chi tu pensi, ma ho assunto questo aspetto perché risulta consono alla parte che rappresento.»
«Riesci a essere meno criptica?»
Janna sospirò. «Se sei qui, è perché conosci la verità su di te. Possiamo dire che in questo io e te siamo simili. Frammenti di uno stesso intero, solo che io rappresento la variante razionale.»
«Non sono sicuro di aver capito» ammise Billy. «Comunque, perché sono qui?»
«Per delle risposte. O almeno alcune.» Janna si incamminò nel corridoio. «Vieni, non è consigliabile perdersi in questo posto.»
Billy le fu subito dietro. Osservò le pareti spoglie, del tutto simili alle corrispettive del lato opposto. Abbassò lo sguardo e notò il pavimento bianco, immacolato, ma non luminoso. Ragionò sull’unica azione compiuta prima di ritrovarsi nell’oscurità e lì. Aveva toccato Elliott. «Siamo nella sua testa?»
«Ad essere precisi è la nostra testa. Un tratto di memoria inconscia» precisò Janna. «Essendo entrambi un’emanazione della mente di Elliott, siamo collegati tra noi e ovviamente a lui. Quando ci hai sfiorato, una parte della nostra coscienza ha percepito il tuo bisogno è ha mandato me ad accoglierti.»
«Ma se percepisce tutto questo, come mai è ancora in coma?»
«Al momento non abbiamo la forza di svegliarci. Ma anche se dormiamo, il corpo è vivo e per tanto, rileva gli stimoli esterni.»
«Per favore, non parlare di me, te ed Elliott come un'unica persona e al plurale» disse Billy rabbrividendo. «È già complicato accettare di essere una parte della sua mente e non un bambino vero.»
«Un bambino vero» ripeté Janna sorridendo. «Una citazione dalla cultura popolare. Dimenticavo la tua attitudine.»
Billy la guardò sospettoso. «Sai più cose su di me di quanto ne so io, mi sembra.»
«Solo perché non mi sono separata dal corpo.»
Billy le afferrò il braccio. «Aspetta, vuoi dire che se rimanessi qui dentro saprei come fermare tutto il delirio da Bocca dell’Inferno? E potrò uscire di qua, oppure ora sono bloccato?»
«Non ho risposta alla prima domanda» fece Janna, liberandosi dalla presa e proseguendo con la sua andatura. «Per la seconda, possiamo dire che sei in visita e non sapendo il meccanismo che ti ha permesso di uscire, non so come tu possa rientrare in maniera permanente.»
«Quindi nemmeno tu hai tutte le risposte.» Billy riprese a camminarle al fianco, sentendosi ancora un po’ confuso da quanto stava accadendo.
«No, ma non siamo venuti per me.» Janna svoltò l’angolo, alzò il braccio destro davanti al busto e con la mano chiusa, sollevò l’indice per indicargli la direzione dove guardare.
Billy seguì la traiettoria del dito e riconobbe la sala d’aspetto dell’ospedale e alcune delle persone che erano riunite. Michelle era in piedi nella parte sinistra della sala, in mezzo a un gruppo di altri ragazzi e ragazze sovrappeso; Donovan era nel centro,  appoggiato al bancone dell’infermiera, con accanto un uomo che si teneva stretta la mano sinistra con la destra; Zec stava entrando in quel momento dalla porta, stringendo una foto in mano; Betty era seduta all’inizio della prima fila di sedie sulla destra e compilava assorta un modulo prestampato.
«Cosa ci fanno i miei compagni qui?» domandò Billy, alzando il volto per guardare la sua accompagnatrice.
«Non sono veramente qui. Come non lo siamo noi» rispose Janna. «Però lo sono stati, tempo fa e in questa riunione inconsapevole, abbiamo… hai scoperto qualcosa di rilevante.»
«Cosa dovrei fare?»
«Osservare e ascoltare.»
Billy si voltò a guardare la scena davanti a sé e fu come se le persone non collegate ai suoi quattro amici, scomparissero momentaneamente. Così come i suoni, gli unici rumori erano le voci dei ragazzi e dei loro interlocutori. Come se stesse rivivendo un frammento del passato già vissuto.
Un dottore giovane, con gli occhiali dalla montatura squadrata e i capelli corti e neri pettinati all’indietro, scese una scalinata e raggiunse il gruppo di Michelle. «Bene, mi sembra ci siate tutti. Seguitemi, l’incontro del gruppo per i problemi di disordine alimentare si svolge al secondo piano. Dalla prossima volta, venite direttamente nella stanza che vi mostrerò.» Prima di dar loro le spalle, li squadrò velocemente.
L’infermiera addetta alle informazioni, tornò al bancone passando accanto a lui e al gruppo. Consegnò una tessera a Donovan e poi rivolgendosi all’uomo al suo fianco disse: «Signor Brennon, mi segua, il chirurgo di turno le controllerà la ferita e vedrà se è il caso di metterle dei punti.»
«Punti? Non aveva parlato di punti» brontolò l’uomo. «E comunque voglio l’anestesia. Mi dia un flacone di quelle pillole che tolgono il dolore.»
«Papà è solo un taglio» intervenne Donovan. «Sono sicuro non sia necessario nessun antidolorifico.»
«E cosa ne sai tu? Non sei mica un dottore» lo rimbeccò il padre.
Zec avanzò spedito verso il bancone, fermandosi a poca distanza dal ragazzo e dall’uomo. Buttò un paio di volte un’occhiata alla foto in mano e poi arretrò di qualche passo, guardandosi attorno con fare indeciso.
Betty si alzò in piedi e un ragazzo con la tenuta da infermiere le andò a sbattere contro, facendole cadere i fogli e il modulo che aveva appena terminato di compilare.
«Scusami, vado di fretta» le disse, continuando per la sua strada senza neanche fermarsi ad aiutarla a raccogliere fogli e penna.
«Figurati, Edward» rispose Betty imbronciata, leggendo il suo nome sul cartellino appeso al petto. Si sistemò gli occhiali sul naso e si chinò a raccogliere le sue cose sul pavimento.
Una ragazza dai capelli biondi, tagliati appena sotto le orecchie, le passò al fianco e si appoggio annoiata al bancone, fermandosi a osservare Donovan.
Billy la riconobbe: era Anika, la ragazza che sarebbe diventata un Demone della Vendetta e questo confermò i suoi sospetti di stare assistendo a un insieme di eventi del passato. «Continuo a non capire, che senso ha tutto questo per me?» domandò, voltandosi verso la donna al suo fianco.
Janna rimase impassibile. «Continua seguire ciò che accade e ti sarà chiaro.»
Sbuffando, Billy riportò l’attenzione sui suoi compagni, inconsapevoli attori di quella strana rappresentazione. Era in piedi al lato opposto a dove si trovava Michelle, guardava lo svolgersi delle azioni quasi fosse davanti a uno schermo e gli sembrava un normale scenario di un ospedale. I suoi amici forse all’epoca non sapevano di essersi incontrati anche lì, ma giudicando il loro aspetto dovevano già frequentare lo stesso liceo. Non trovava un particolare che rendesse quel ricordo – perché era quasi certo si trattasse di questo – rilevante per avere una spiegazione ai suoi tanti quesiti.
Poi, qualcosa sul volto di Michelle, fece scattare una sorta di molla nei suoi pensieri. L’amica era rimasta in coda alla fila di ragazzi sovrappeso che si muovevano come un gregge obbediente dietro al medico giovane, venuto a prenderli. Si girò verso Anika e la osservò dapprima con odio, poi con una sorta di malinconia. Guardò il suo stesso corpo e una differente emozione le si dipinse sul viso: vergogna. A quel punto  si girò di scatto, rincorrendo i compagni già sulla prima rampa di scale.
Come una tessera del domino che spostandosi aveva fatto cadere quella davanti, Billy portò lo sguardo su Donovan. Non prestava più ascolto a suo padre, ma era concentrato su Anika. L’infermiera uscì da dietro al bancone e prese il braccio del signor Brennon, scortandolo nell’ambulatorio del medico. Rimasto solo, Donovan scivolò lungo il bancone in legno, avvicinandosi sorridente ad Anika e riassettandosi la camicia. «Ciao, come va? Sono…» disse, a meno di una spanna da lei.
«Scusa se ti ho fatto aspettare. Possiamo andare.» Un ragazzo con una giacca di pelle sbucò da dietro Donovan, lo sorpassò e mise un braccio intorno alle spalle di Anika, conducendola verso l’uscita. Lei rise divertita in risposta a qualcosa detto dal ragazzo, ignorando Donovan.
Ancora una volta, Billy riconobbe l’emozione che passò sul volto dell’amico: rassegnazione.
L’infermiera rientrò in scena e Zec la fissò dubbioso per un istante prima di andarle incontro. «Mi scusi, avrei bisogno di un’informazione. Per caso c’è stata qualche segnalazione su questa ragazza? O magari è stata ricoverata qui?» Sollevò la foto e Billy riconobbe il volto di Dana, prima della sua trasformazione demoniaca, ma l’infermiera non la degnò di uno sguardo.
«Santo cielo, ancora tu» gli rispose spazientita. «Ragazzino, non puoi venire qui ogni giorno a cercare questa tua amica. Non siamo un ente benefico. E comunque non potrei dirti nulla, sei minorenne. Vai alla polizia, o vieni accompagnato da un adulto. E ora va via, ho del lavoro da fare.»
La donna gli diede le spalle e Zec rimase ammutolito per pochi secondi. Poi si mise la foto in tasca e si avviò verso l’uscita. Billy continuò a osservarlo mentre si allontanava e nei suoi occhi colse delusione e anche angoscia.
A quel punto squillò un cellulare, Billy guardò sicuro in direzione di Betty e la vide rialzarsi con i fogli sotto braccio e frugare con la mano sinistra in tasca per prendere il telefono. Schiacciò il tasto di risposta e lo portò all’orecchio. «Ciao papà, sono ancora all’ospedale per la richiesta di volontariato.» Rimase in silenzio, mentre la voce dall’altro capo le parlava. «Ma avevamo deciso che andava bene. Mi avevi detto di poterlo fare per tre pomeriggi a settimana e…» si bloccò, interrotta dal padre. «Ma i miei voti sono ottimi. Non ne risentiranno se faccio l’infermiera volontaria e s…» Betty divenne paonazza. «No, la mia passione per i vampiri non c’entra nulla. Ascolta, passami mamma così le spiego cos…»
Billy osservò il corpo dell’amica irrigidirsi, mentre la conversazione continuava senza che lei potesse ribattere. Accartocciò i moduli che aveva compilato e tornò indietro verso la sedia.
Betty sospirò e disse: «D’accordo, d’accordo. Lascia perdere. Torno a casa.»  Chiuse la comunicazione, ripose il cellulare in tasca, buttò i fogli nel cestino e s’incamminò verso l’uscita.
Billy vide chiaramente la furia in lei sbollire e lasciare il posto alla disillusione.
«Ora ti è chiaro perché siamo tornati a questo momento?» gli domandò Janna, cogliendolo di sorpresa.
Billy rimase a guardare la sala d’aspetto e i suoi compagni svanire a poco, a poco, dissolvendosi nel vuoto come nebbia, mentre la luce fredda riempiva il luogo bianco come il corridoio che aveva attraversato per raggiungerlo.
Tornò a fissare Janna in volto. «Riguarda loro. Michelle, Donovan, Zec, Betty e i loro sentimenti, in questo momento, in un modo o nell’altro, si sono sentiti soli, abbandonati.»
Janna annuì. «Una solitudine che noi… tu conosci bene. Elliott l’ha percepita dal letto in cui dorme, ha trovato in questi ragazzi degli spiriti affini e possiamo dire che questo è stato il vostro primo incontro ufficiale, anche se nessuno di voi ne era consapevole. Così, quando sei andato a proteggere la città, involontariamente il tuo primo istinto è stato di riunirvi.»
«Non è stato un caso?»
«No. E se sei stato attento, anche i pericoli che i tuoi amici hanno affrontato li avevi già percepiti qui. Anika ed Edward, l’infermiere che avrebbe aggredito Betty portandola involontariamente dal vampiro che l’ha ucciso, li avevi già conosciuti in ospedale. Persone che Elliott,  nonostante il coma, avvertiva intorno a sé.»
Le idee si riordinarono velocemente nella mente di Billy. «Quindi questa è la conferma: se Elliott sente tutto ciò che succede e lui è la Bocca dell’Inferno, allora è responsabile di ogni mostro, demone o minaccia soprannaturale. E lo sono anche io.»
Janna gli posò pacatamente le mani sulle spalle. «Questa è la parte difficile. Purtroppo non è tutto come sembra.»
«A me pare proprio sia semplicissimo.»
Janna scosse la testa. «Tu hai potuto osservare una parte della verità, quella che ti riguardava direttamente come Billy, il ragazzo che non voleva sentirsi solo e ha cercato ragazzi come lui per riformare un gruppo di combattenti del soprannaturale, ma c’è un’altra parte più complessa e legata a conseguenze più vaste.»
Billy la guardò timoroso. Quello che aveva appena scoperto era già tremendo, cosa poteva esserci di peggio?
«Sei pronto per la verità?»
«Ti ascolto» le rispose. «Dimmi quello che devo sapere.»

 

                                        

                                                 Continua…?


lunedì 6 giugno 2016

Adolescenza sulla Bocca dell'Inferno - Puntata 24

24. Sono la Bocca dell'Inferno 


«Avete la stessa teoria?» domandò Billy preoccupato, mentre un misto di urgenza e timore per quello che potevano dirgli lo scuotevano nel profondo.

Betty e Michelle si guardarono in volto.
«Non so… io sono arrivata alla mia conclusione oggi pomeriggio, dopo aver messo insieme tutti gli eventi» disse Betty.
«Forse è uguale alla mia, ma a me è venuta in mente ora» rispose Michelle. «Anche io però…»
«Shh!» le zittì Donovan. Avanzò quatto verso la porta della camera in cui dormiva (o così sembrava) la versione adulta di Billy, sporse il volto poco oltre l’uscio ed esaminò il corridoio. «Sta arrivando un’infermiera. Perché verrà qui?»
«Perché siamo in un ospedale e lei sta facendo il suo lavoro, mentre noi siamo in camera di un paziente che neanche conosciamo» gli ricordò Zec. «Se usciamo adesso dovremmo dare un milione di spiegazioni.»
«Se ci beccano qui, dovremmo darne molte di più» fece notare Dana. «C’è un posto sicuro in cui andare?»
«A casa mia» rispose pronta Betty. «I miei genitori sono fuori per tutto il week-end.»
«Ok. Vi ci porto io.» Dana allargò le braccia come per abbracciarli tutti, anche se erano sparsi nella stanza.
Billy vide il fumo porpora avvolgerli uno dopo l’altro e quando si dissolse, si ritrovò in un salotto ordinato. I quattro amici e Dana erano lì con lui, in piedi tra il divano sopra il tappeto e un lungo tavolo distante un paio di spanne dal muro color caffè.  
«Sia chiaro: vi ho fatto da servizio autobus perché era un’emergenza, ma non diventi un’abitudine» puntualizzò Dana, sedendosi sul bordo dello schienale del divano blu.
Billy cercò con lo sguardo il volto di Michelle. «Cosa stavi dicendo prima che dovessimo svanire?»
«Dicevo che anche io sono giunta alla mia teoria tenendo conto di tutto quello che è successo in questi mesi» rispose Michelle. «Prima però dovrei controllare nella “Guida agli episodi di Buffy”.»
«Giusto, voglio esserne certa anche io» disse Betty. «Salgo in camera a prendere il libro e torno»
Trepidante, Billy la osservò correre al piano di sopra e ei pochi minuti gli parvero infiniti.
La ragazza tornò con il volume sotto il braccio destro, lo aprì sul tavolo e sfogliandolo con Michelle accanto, si fermarono entrambe sulla medesima pagina. Sollevarono lo sguardo, si fissarono e annuirono convinte.
Poi Betty si voltò verso di loro e si schiarì la voce. «Perché non ci sediamo? Posso offrivi delle bibite? In frigorifero dovrei avere C…»
«No!» la interruppe Billy. «Voglio sapere cosa pensate del perché c’è un tizio in ospedale che mi somiglia. Subito.» Si rese conto di essere stato aggressivo, ma quella serata sembrava andare sempre più per il verso sbagliato. Prima l’incontro con gli Esseri Ombra al cimitero ed ora questa nuova scoperta.
Osservandole, ebbe la sensazione che le due amiche lo trattassero come se fosse una bomba senza sicura, pronta a esplodere da un momento all’altro. E non poteva dar loro torto. Lui stesso stava cominciando a mettere insieme i pezzi, non credeva ci fossero tante spiegazioni per gli ultimi eventi e aveva il dubbio che quell’unica verità non gli sarebbe piaciuta. «Stasera sono successe troppe cose strane, ho davvero bisogno di sapere qualsiasi idea, teoria o deduzione abbiate in mente.»
Donovan spostò una sedia dal tavolo e si sedette. «Va bene, ma mantieni la calma, ok? Di qualsiasi cosa si tratti, possiamo gestirla.»
«Non ne sono così sicura» fece Dana.
Zec gli avvicinò e gli prese gentilmente una mano. «Non darle retta. Affronteremo tutto insieme.» Guardò Betty e Michelle e aggiunse: «Cosa credete stia succedendo?»
«Sappiamo che c’è una Bocca dell’Inferno in città e ne abbiamo avuto più di una prova. I vampiri, le ragazze demoni della vendetta, presunte Cacciatrici e qualsiasi altro elemento richiami il soprannaturale» iniziò Betty. «Però sappiamo anche che non è spuntata dal nulla e Kenny dice che è creata da una persona. Con Donovan ho ricostruito la cronologia degli eventi e tutto ha avuto inizio con il tuo primo scontro con un vampiro, Billy. In quella stessa occasione hai manifestato la prima volta il tuo sesto senso del soprannaturale e da allora sui giornali e nelle nostre vite sono cominciati a comparire i casi misteriosi e irrisolti. Prima di allora non c’è traccia di nulla di anomalo e così tutto porta a credere che l’origine sia tu.»
«È ridicolo!» sbottò Zec. «Billy è come noi, si è trovato in mezzo per caso.»
«Falla continuare» disse Billy calmo. «Se io sono l’origine, perché combatto i mostri e vi ho salvato la pelle?»
«Perché non sei a conoscenza di essere il responsabile» rispose Michelle. «Cioè non lo eri fino a ora o forse è ancora così… ma oggi abbiamo visto quell’uomo all’ospedale. Ti somiglia in modo impressionante, è come un te stesso adulto e non poteva essere un caso. Così, mi sono ricordata che qualcosa di simile succede anche nella prima stagione di Buffy e ho capito che era l’unico modo per cui tutte le stranezze potessero avere senso. In fin dei conti, tutto quello che abbiamo affrontato era una versione delle trame dei vari episodi: Malcom il demone nel web; la caccia all’uomo come succede a Xander a San Valentino; persino Sunday dalla quarta stagione. Era come rivivere le puntate attraverso i ricordi di qualcuno, o meglio i suoi sogni.»
«Sogni?» chiese Donovan poco convinto
«Esatto, o incubi se preferite» concordò Betty. «Io e Michelle abbiamo avuto la stessa idea e vi abbiamo detto di voler consultare la “Guida a gli episodi” per una conferma. A quanto pare ricordavamo correttamente.»
Dana emise un paio di colpi di tosse. «Lo spiegate anche a chi non è totalmente un nerd.»
«C’è un episodio dal titolo Incubi, in cui un bambino finisce in coma dopo una partita di baseball» raccontò Betty, voltandosi verso di lei. «Mentre dormiva, tutta la città veniva invasa dagli incubi delle persone, diventando reali. Non ci sono limiti, appaiono cose anche fuori dall’ordine naturale e scientifico, come giorno e notte che esistono contemporaneamente. E il personaggio del bambino si chiama Billy Palmer.»
Billy sentì il respiro mancargli. «Quindi io sarei quel personaggio? Secondo voi io sarei Billy Palmer?»
Michelle scosse violentemente la testa «No, tu sei l’uomo in coma all’ospedale di questa sera, anche se non sappiamo il suo nome. Ricordi, durante la puntata Billy appare ai vari personaggi nella sua forma astrale e tu, insomma il te adolescente che è qui con noi, sei quella forma astrale.»
Donovan si alzò in piedi e lo fissò stranito. «Aspettate, state dicendo che quindi questo Billy non è reale?»
«Non completamente» rispose Betty. «L’uomo in ospedale sta dormendo, probabilmente è in coma, ma il suo cervello è attivo. Credo sia come ci hanno insegnato a psicologia: la mente è composta da Es, Io e Super-io e non potendo muoversi fisicamente, una di queste tre parti ha preso forma, abbandonando il corpo e ha voluto darci un indizio su cosa era accaduto. Ovviamente la mente fa dei collegamenti strani, così non riuscendo a dirci tutto apertamente, ha scelto un nome specifico per farci capire. Ha scelto Billy.»
«Perché sarebbe un indizio?» domando Dana. «È un nome come un altro.»
Betty si voltò di nuovo per risponderle. «All’inizio lo pensavo anche io, ma poi mi sono ricordata che avevamo pensato che il nostro Billy volesse emulare il Billy dei fumetti e ho cominciato a chiedermi se fosse più di una semplice coincidenza. Infatti in parte è vero, perché voleva proteggere dal male che aveva generato, però voleva farci anche capire che lui stesso non era del tutto sincero, quindi aveva una caratteristica in comune con una altro personaggio della serie con quel nome: Billy Fordham.»
«Intendi quello interpretato dal tipo che poi era protagonista nella serie Roswell?» chiese Donovan. «Quel Billy non era un bugiardo e omicida?»
«Sì, beh anche quello, ma era malato e mentiva ai suoi amici» disse Michelle. «E Betty ha ragione, penso lui volesse farci sapere questo. Ci stava mentendo, ma non per cattiveria.»
«Basta! State dicendo una serie di cazzate!» Gridò Zec. Sollevò la mano con cui stringeva la sua. «Lui non è quello che dite. È una persona vera, che posso toccare, vedete?»
Billy si liberò dalla presa. «Questo non esclude la loro teoria. La Bocca dell’Inferno può rendere reale ciò che non lo è. A maggior ragione se io sono la Bocca dell’Inferno.»
Zec provò a riprendergli le mani nelle sue, ma lui si scostò bruscamente. «Non puoi credere a queste assurdità.»
«Perché no?» fece Billy. «Abbiamo vissuto in mezzo alle assurdità, ma non ti sembravano irreali. E c’eri anche tu stasera al cimitero, quando le Entità Ombra mi hanno detto che mi stavano proteggendo. Tutto ha un senso, sono a guardia della Bocca dell’Inferno. E abbiamo anche una spiegazione del perché non ho trovato le lapidi dei miei genitori: cercavo persone che non esistono.»
Zec lo fissò nel panico. «No. No. Non è così… ci deve essere un’altra motivazione per tutto!»
Billy capì che il suo ragazzo era l’unico a volersi opporre alla verità, ma non poteva dargli il conforto che cercava. In altre occasioni avrebbe combattuto per dimostrare di non essere il colpevole, ma non era stupido, si era fatto delle domande su se stesso e le risposte erano inconfutabili.
«Basta Ezechiel!» Dana scese dal divano e si mise di fronte al fratello. «Non fare il bambino. Sai anche tu che i tuoi compagni hanno ragione. Questa spiegazione è l’unica che trovi una logica in tutto questo casino.»
Zec la guardò con rabbia. «Tu sapevi tutto. Per questo oggi eri al Saint Mary Hospital.»
«Non lo sapevo. Però avevo dei sospetti» replicò lei. «E sono andata all’ospedale perché ho percepito un picco di energia, a quanto pare ben motivato.»
«È vero, almeno la parte sul perché era con me» s’intromise Michelle. «Penso che il picco sia colpa mia. Ero diventata invisibile, un altro esempio dalla serie Tv: mi è bastato credere di non essere più parte del gruppo perché succedesse. Probabilmente essere così vicina a… ecco il Billy adulto… ha amplificato l’energia che lo rende la Bo…»
«Smettetela di ripeterlo» replicò Zec. «Lui è comunque qui e non possiamo trattarlo come una cosa da chiudere.»
«Però questa è la realtà» disse Billy. «Non posso far finta che sia diverso. Sono la Bocca dell’Inferno. Ma sono anche qualcun altro.» Guardò Betty e Michelle negli occhi. Le uniche due che erano riuscite a ricostruire tutto. «Sapete chi sono in realtà? Chi è l’uomo in ospedale e perché sembra ossessionato da Buffy l’ammazzavampiri
Entrambe le ragazze scossero la testa.
«Questo però non è un problema» disse Donovan. «Domattina possiamo tornare in quella stanza e fare domande. Cercheremo informazioni sul paziente e poi…»
«Voi non farete niente» sentenziò Billy. «Questa faccenda devo risolverla da solo.»
Zec lo guardò ferito. «Avevamo detto che qualsiasi cosa l’avremmo affrontata insieme. Non devi escluderci.»
«Ora che so di essere il responsabile, non posso coinvolgere altre persone. Ho già fatto tanto male. Anche se non ne ho il controllo, tutte quelle persone sono diventate mostri e vampiri a causa mia e sono morte per davvero. Nessuno potrà riportarle in vita.» Billy indietreggiò nel corridoio, verso la porta. «Non ho intenzione di rischiare di fare lo stesso a voi.»
«Mi sembra una scelta saggia, la condivido.» Dana si spostò di fronte a lui. «Non so cosa troverai nella tua ricerca, ma accetta un consiglio. Fai molta attenzione, quello che hai saputo questa sera è solo la punta dell’iceberg. Dopo la mia trasformazione in demone ho imparato che quando ci sono in ballo forze mistiche, le conseguenze sono più grosse delle aspettative, a volte perfino inaspettate.»
«È un’altra delle tue supposizioni?» domandò Billy.
«Diciamo di sì. Zec, se hai bisogno di me, usa il cellulare che ti ho dato e arriverò subito.» Alzò le braccia sopra la testa e svanì nella sua abituale nuvola di fumo.
Billy ne approfittò, piegò la maniglia della porta e l’aprì per squagliarsela prima che cercassero di fermarlo.
Zec, lo afferrò comunque per il braccio. «Aspetta. E noi due? Stavamo cominciando a conoscerci.»
«Per il momento è meglio che stiamo separati.»  Billy liberò il braccio e uscì dalla casa di Betty, chiudendosi la porta alle spalle.
 

Sapeva di essere stato crudele con Zec. Mentre sgattaiolava nel corridoio del piano con la stanza del se stesso adulto, facendo attenzione che nessuno si interessasse a dove andava, Billy si ripeté che era per il bene del ragazzo che amava, che per quanto ne soffrisse anche lui, l’incolumità di Zec aveva la precedenza.

Aprì lentamente la porta. Entrò con calma nella camera e si avvicinò al letto. Prese la cartella fissata al bordo inferiore e lesse le poche notizie. La diagnosi era uno stato di coma, ma non c’era la ragione che lo aveva provocato. E ovviamente lesse anche il suo nome.
Si chiamava Elliott Summerson.
Non gli suggeriva nulla. Aveva sempre saputo di chiamarsi Billy Springday e non Elliott.
Risistemò la cartella clinica e lo osservò. Fermo. Immobile. Inerme come qualsiasi malato e allo stesso tempo pericoloso in un modo che nessuno poteva immaginare, intento a sognare gli orrori della Bocca dell’Inferno e a riportarli nella città.
«Perché?» domandò, anche se sapeva che non poteva parlargli. Era lì per delle risposte, ma nessuno poteva dargliele. Eppure, se lui ed Elliott erano la stessa persona, non avrebbe già dovuto avere le informazioni che cercava?
Billy si rese conto di non aver ancora toccato l’altro sé.
Allungò debolmente la mano destra e gli sfiorò i capelli scuri, scostandoli dalla fronte. I suoi polpastrelli si scontrarono con la pelle ruvida.
E tutto intorno a lui si sgretolò.
 

                                                

                                                   Continua…?