lunedì 29 maggio 2017

Risveglio della Strega - Una storia de LA CONGREGA: puntata 2


Camminando lungo il sentiero che portava alla riva del lago, Morgana ripensò al biglietto lasciato a casa, in bella vista sul tavolo del soggiorno, così che i suoi genitori potessero trovarlo appena rientrati.
Aveva dovuto riscrivere la frase più volte. Voleva che si percepisse il senso di urgenza, senza apparire troppo tragica o patetica. “Vado al lago. Non sopporto più che litighiate e un bagno porrà fine ai problemi” le era sembrata la scelta più appropriata.
Il sole era già tramontato da due ore, l’oscurità della sera stava avvolgendo tutto e solo la luce di un paio di lampioni e della luna illuminava lo scenario che aveva scelto per la sua recita.
Morgana tirò su la manica della giacca di pelle e controllò l’orologio. Le otto, l’orario in cui di solito sua madre e suo padre rincasavano per non dover cenare insieme, fregandosene se lei doveva mangiare da sola. Era il momento giusto, prendendo l’auto del padre per raggiungerla, sarebbero arrivati a minuti e doveva farsi trovare già nell’acqua.
Si sfilò la giacca, tolse gli anfibi, le calze e per ultimo il vestito di lana. Rimasta in mutandine e reggiseno, rabbrividì per l’aria che risaliva dal lago scuro.
– Forza, Morgana – si ripeté.
Con le braccia incrociate, si massaggiò le spalle con le mani. Sotto i polpastrelli la pelle si intirizzì, avanzò sulla sabbia mista a ghiaia e lasciò che l’acqua scura e gelida del lago le lambisse le dita dei piedi. Lo smalto blu risaltò sulla carnagione chiara, fece altri tre passi e dovette fermarsi. Fu scossa dai brividi ed ebbe i primi ripensamenti.
Forse era una scelta esagerata. Un’azione troppo drastica.
– No – disse seria, nel silenzio mitigato solo dallo scrosciare dell’acqua sotto e intorno a lei. – È la soluzione giusta. Un bello spavento e papà e mamma archivieranno il divorzio.
Avanzò, convinta. Le onde le sfiorarono le ginocchia e poi le cosce con un tocco freddo e rapido. Gli schizzi prodotti dal suo corpo che si muoveva, bagnarono la biancheria intima. Sperando di calmare il freddo sempre più forte, si immerse e l’acqua le arrivò fino al collo. Nuotò, arrivando sin dove, sotto la superficie, riusciva ancora a sfiorare la terra con la punta dei piedi.
A quel punto anche i capelli a caschetto si erano bagnati e le rimasero appiccicati al capo, mentre si voltava verso la riva, rimanendo delusa. Morgana vide che non c’era nessuno a urlare, sbracciarsi e chiamarla. Nessuno era venuto ad accertarsi che non stesse per compiere una sciocchezza. La rabbia la investì all’istante, scacciando la delusione. I suoi genitori erano ipocriti, le avevano detto per quindici anni che era al persona più importante della loro vita e lei ci aveva creduto.  
Urlò furiosa e l’acqua intorno a lei si riscaldò. Non avvertì più il gelo, anzi le sembrò di provare lo stesso tepore dei suoi bagni rilassanti nella vasca di casa. Restare  immersa nel lago era piacevole e dato che a nessuno importava di lei, si sarebbe spinta più  a largo. Si voltò e riprese a nuotare.
Agitando le gambe e i piedi nelle profondità, avvertì la mancanza del fondo del lago e fu presa dal panico. In risposta, una corrente improvvisa la ributtò all’indietro, riportandola dove ancora toccava. Si fermò confusa.
Com’era possibile che l’acqua avesse provveduto a metterla al sicuro? E riflettendoci, anche il calore improvviso era una reazione insensata. Eppure erano entrambe reali.
– Morgana! Morgana!
– Che stai facendo?
Le voci angosciate dei suoi genitori le fecero girare lo sguardo verso la riva. Erano arrivati ed erano in pena per lei. Sua madre agitava le bracciava e suo padre si stava togliendo le scarpe per entrare in acqua.
Morgana si sentì in colpa, per averli giudicati in fretta, subito dopo esaltata per aver fatto centro con il suo piano. C’era ancora una possibilità di risolvere tutto e desiderò raggiungerli in tutta fretta. Prima che potesse rimettersi a nuotare, avvertì il tocco dell’acqua, l’afferrò quasi avesse la forma di mani forti e un’onda si alzò con lei nel mezzo. Con la stessa potenza di un piccolo tsunami, nato dal centro del lago, attraversò l’intero tratto e si ritrovò all’istante ai piedi del padre, trasportata dal comando del suo solo volere.
Scrutò i volti del padre e della madre, erano sorpresi e allibiti quanto lei, la fissavano in biancheria intima bagnata e inginocchiata, mentre il lago era tornato alla normalità.
Stephanie Mayer si portò le mani al viso e lo scosse quasi isterica. – No, non è possibile. Sei come lui!
Morgana rimase a fissarla confusa. – Che vuoi dire?
– Stephanie, non è il momento – rispose Anthony, scuro in volto. Si avvicinò alla figlia e l’aiutò a rimettersi in piedi. – Raccogli i suoi vestiti e torniamo a  casa. Parleremo di tutto con calma.
– No, scordatelo – ribatté la donna, indietreggiando. – Non vado da nessuna parte con voi. E quella non è più casa mia.
Morgana si liberò dalla presa del padre. – Mamma, cosa stai dicendo? – le si avvicinò per prenderle le mani. – Non puoi trattarmi così, sono sempre tua figlia.
– Stammi lontana! – le intimò la donna, puntandole l’indice destro contro. – Non so più cosa sei.
Stephanie si girò e corse lontano da loro, verso la strada, senza volarsi indietro.
Morgana si mosse per andarle dietro, ma suo padre la fermò, afferrandola di nuovo.
– Lasciala andare. Andiamo a casa e ti racconterò tutto – le disse amareggiato.
– Ma…
– Andiamo – ripeté e si piegò per raccogliere la giacca di pelle.
Morgana si morse il labbro inferiore e non replicò. Prese dal terreno le calze, il vestito e gli anfibi e seguì suo padre verso l’auto parcheggiata.

Seduta al tavolo della cucina, con indosso il suo pigiama viola e una coperta a fantasie scozzesi avvolta intorno al corpo, Morgana osservò il volto del padre attraverso il vapore che saliva dalla tazza di tè davanti a sé.
– È il momento delle spiegazioni – disse seria al padre. – Che diavolo mi sta succedendo?
– Sei una strega – rispose Anthony, seduto al suo fianco, con i gomiti sul tavolo e le mani intrecciate sotto il mento. – Lo sono anche io. Tua madre lo ha scoperto settimane fa e non l’ha gradito.
 – Streghe? – ripeté Morgana strabuzzando gli occhi. – Mi predi in giro?
L’uomo sospirò. – Vuoi una prova? – chiese e senza attendere la risposta, posò il palmo sinistro sopra la tazza. – Aquam convertit in cinerem. De harenae pulveris accipit – sollevò la mano e nella tazza c’era un mucchietto di sabbia giallastra.
Morgana si sporse in avanti a bocca aperta. – È una figata!
– Peccato che tua madre non condivida il tuo entusiasmo.
– Ma come è possibile? Voglio dire, hai fatto qualche rito satanico, o patto con il diavolo?
– Sono sciocchezze. Sono nato così. E lo stesso vale per te. Non lo compri e non lo scegli, nasci strega.
Morgana guardò ancora i granelli di sabbia nella tazza. Ripensò a quello che era stata in grado di fare quella sera e poi le tornò in mente l’espressione di sua madre. Non era solo spaventata, sembrava anche disgustata. Solo in quel momento rimise insieme le parole dello litigate tra i genitori e tutto ebbe senso.
Si appoggiò allo schienale e disse: – Firma le carte del divorzio. Se non ci vuole è un problema suo, non sa cosa si perde.
Anthony la osservò e per la prima volta nel corso della serata, sorrise. – Credo che tu abbia ragione. Ti verso dell’altro tè.

– Cosa ho fatto questa volta? – domandò irritata Morgana, seduta sulla scomoda sedia di metallo e guardando Michael Handerson dietro alla sua scrivania, di fronte a lei.
– Perché pensi di aver fatto qualcosa?
Morgana inarcò un sopracciglio. – L’ultima volta che mi ha chiamato in presidenza era per farmi la ramanzina. E vale lo stesso per le occasioni precedenti.
– Sono cambiate molte cose da allora – rispose il preside. – Tu sei cambiata.
Morgana si irrigidì. Aveva scoperto di essere una strega da meno di un giorno, come faceva a esserne al corrente anche il preside?
– Non allarmarti, ho parlato con tuo padre, questa mattina presto. Mi ha spiegato della tua predisposizione all’acqua, se possiamo definirla così. Credo tu abbia altri talenti da poter sviluppare – continuò lui, leggendo l’espressione sul suo volto. – E per questo motivo, ho un progetto da proporti.
– Devo dedurre che non ha nulla a che fare con il mio curriculum scolastico, giusto?
– Non proprio.
– E mio padre ne è al corrente?
Michael scosse la testa.
Morgana accavallò le gambe, rilassandosi. Sorrise compiaciuta. La segretezza rendeva più interessante il colloquio. – D’accordo, sentiamo cosa ha da propormi.
Michael si alzò in piedi e andò verso la porta dell’ufficio. – È una questione delicata, ed è meglio che almeno per il momento resti anche privata. – La chiuse, evitando che orecchie indiscrete ascoltassero la loro conversazione.    

                                                              Continua... 

lunedì 22 maggio 2017

Risveglio della Strega - Una storia della CONGREGA: Puntata 1


Morgana strinse il cuscino sulle orecchie. I suoi genitori stavano litigando. Era la quinta volta solo quel giorno ed era ormai diventata parte della loro quotidianità.
Non ricordava con precisione quando avevano iniziato a essere così in collera l’uno con l’altra, forse due o tre settimane prima, ma non ne capiva il motivo.
Staccò controvoglia la federa dall’orecchio sinistro e i capelli lisci e neri le solleticarono il collo. La voce di sua madre rimbombò dal piano di sotto e quella del padre seguì subito, per gridare la risposta all’accusa appena ricevuta.
Morgana rinunciò all’idea di ignorarli. Lanciò il cuscino sul pavimento, scivolò verso il bordo del letto, si alzò e si avvicinò alla porta della sua stanza. Aprì una fessura, tanto le bastava per sentire senza sforzo la litigata.
– Sei un  bugiardo! Ecco cosa sei, un maledetto e infido bugiardo!
– Non puoi accusarmi di questo Stephanie! – replicò  l’uomo. – Una bugia è un’informazione che hai omesso volutamente, non qualcosa che nessuno ti ha mai chiesto.
– Non fare l’avvocato con me, Anthony – urlò lei. – Non siamo in tribunale e non devi esibirti in una delle tue arringhe finali.
– Ah no? Allora perché mi hai messo sul banco degli imputati?
– Lo sai il perché. Sai benissimo che la ragione è… – Stephanie fece una pausa. – E non me lo hai mai detto!
Morgana si domandò a cosa si riferisse sua madre. Aveva notato che al momento di dire apertamente la ragione delle accuse, entrambi si fermavano e non la gridavano come il resto. Forse volevano evitare che lo scoprisse, ma cosa poteva esserci di tanto sconvolgente? Un’amante? Una frode allo studio legale in cui suo padre era socio e che lo aveva spinto ad aprire un conto segreto alle isole Cayman?
– Tu. Non. Me. Lo. Hai. Mai. Chiesto – scandì adirato Anthony. – Mai.
– Come avrei potuto anche solo immaginarlo?
Silenzio.
Morgana aprì di qualche altro centimetro la porta. Suo padre non aveva replicato, sembravano arrivati a uno stallo. Temette il silenzio più delle urla. Non capiva cosa significava e non avere il controllo di quello che poteva accadere, le dava sui nervi.
Uscì dalla sua camera e camminò appiccicata al muro.
– Va bene. Posso aver sbagliato. Ma cosa vuoi che faccia ora? È Qualcosa che non posso cambiare – rispose infine suo padre
– Voglio il divorzio.
Morgana rabbrividì a sentire quella frase. Si paralizzò a due passi dalle scale che portavano al piano inferiore. Un divorzio era una catastrofe. L’Apocalisse della sua vita sociale e scolastica. Le figlie dei divorziati erano sulla bocca di tutti e non nel modo che piaceva a lei.
– Perché? – il tono di Anthony era neutro.
– Lo sai – rispose la donna.
– No. Non so perché vuoi mandare all’aria quasi sedici anni di matrimonio per un… particolare, che non cambia niente tra di noi.
– Lo cambia. Cambia tutto. Non so più chi sei.
– Sono quello che non ti ha mai fatto mancare niente – disse lui, di nuovo furioso. – Quello che si ammazza di lavoro, rinunciando a hobby o altro, perché tu possa avere la tua bella casa, e tutto ciò che ti salta in mente.
– E certo, perché la cattiva sono io, giusto? Tu sei una vittima, il povero marito devoto, tutto casa e famiglia. Ma chissà come l’hai ottenuta questa famiglia.
Morgana udì un rumore di fogli raccolti e sedie spostate.
– Hai superato il limite, Stephanie – disse Anthony con livore. – Ora vedo cosa sei tu in realtà. Una razzista. Sono io a volere il divorzio, non voglio più dividere il mio tempo e  la mia vita con te.
Camminò con foga attraverso il salone e uscì di casa, sbattendo la porta.
Morgana sentì sua madre andare in cucina e rovistare tra le bottiglie, molto probabilmente in cerca del vino bianco. Tornò nella sua stanza e chiuse la porta.
– Non finirà così – disse all’immagine riflessa nello specchio davanti a sé. – Troverò il modo di impedire questo divorzio. Fosse l’ultima cosa che faccio.

Morgana teneva lo sguardo basso. Seduta davanti alla scrivania del preside, con le braccia conserte e i jeans attillati che le fasciavano le cosce, accavallò la gamba sinistra con noncuranza.
– Sai perché ti trovi nel mio ufficio – disse Michael Handerson.
– Veramente no, signor preside – rispose.
Michael sospirò. – Le tue assenze frequenti. Nelle ultime settimane sono diventate troppe e lo sai bene.
– Ho avuto problemi di famiglia.
– E me ne vuoi parlare?
Morgana si morse il labbro contrariata. Il piano non stava andando come aveva programmato. Sperava che le sue continue assenze ingiustificate attirassero l’attenzione del preside, ma voleva che lui convocasse i suoi genitori nel suo ufficio. Non lei. Era una tattica standard. Una volta messi all’erta che quello era il classico modo dei ragazzi per ottenere attenzione, avrebbero fatto marcia indietro sul divorzio. Problema risolto.
Invece il preside voleva provare con l’approccio dell’adulto amico.
– In realtà non dovrei essere sorpreso dalla tua caparbietà. Tuo padre, da giovane, era uguale.
Morgana sollevò gli occhi. – Come fa a saperlo?
– Perché lo conosco bene. Venivamo a questo stesso liceo anche noi, diversi anni fa – spiegò Michael. – Era una testa dura, quando prendeva una decisione non si muoveva dalla sua posizione, neanche davanti all’evidenza di un errore.
– Altri pregi? – domandò Morgana sarcastica.
Il preside sorrise. – Era autoritario, tanto da incutere timore, ma anche un amico leale. Ed è un uomo speciale, con grandi doti, che la maggior parte delle persone non possono capire.
Morgana pensò che forse none era staro un totale fallimento. Forse poteva carpire qualche altra informazione utile. – Per esempio?
– Credo sia un discorso che devi fare con lui.
– Perfetto, lo chiami ora.
– Intendo in privato – ribatté Michael. – Per quanto possa essere impegnato, sono sicuro che Anthony avrà sempre del tempo per te.
Morgana sbuffò. La prima impressione era quella giusta. Aveva fatto un buco nell’acqua.    
Michael Handerson si alzò e andò di fronte a lei. – Morgana Mayer, sei una ragazza intelligente e sono certo che hai ereditato le doti speciali di tuo padre. Sono qui, se vuoi confidarti con me, ma sappiamo tutti e due che i problemi di famiglia sono una scusa, neanche troppo originale, per giustificare qualcos’altro che non ha niente a che fare con la scuola.
– Se non vuole chiamare i miei genitori, cosa intende fare? – domandò incuriosita.
– Niente. Come ho detto, sei intelligente, sai da sola che stai danneggiando il tuo futuro, senza vantaggi. Suppongo tu non voglia essere bocciata per una motivazione così sciocca e stare in questa scuola un anno in più.
Morgana si alzò a sua volta. Aveva colto nel segno, rimanere il più a lungo del necessario al liceo, non era nei suoi piani.
– Cercherò di recuperare le lezioni che ho perso e ridurrò le mie assenze.
– Saggia decisione. – Michael rimase a fissarla per qualche istante. – Sicura che non c’è nient’altro di cui vuoi parlarmi?
Morgana scosse la testa. – No, ma dato che mi reputa tanto intelligente, cosa mi consiglierebbe di fare per risolvere un problema che non ha soluzione?
– Dovrei avere qualche informazione in più. Ad esempio, di che genere di problema parliamo?
– Un problema di famiglia.
Michael sorrise di nuovo, massaggiandosi la barba. – Già, lo sospettavo. Resterai sul vago?
Morgana annuì.
– D’accordo, allora affronta la situazione di petto. Qualunque problema si risolve, se si dimostra di essere decisi e sicuri. A volte, la scelta migliore è un’azione drastica.
Morgana lo guardò colpita. Credeva fosse un vecchio fallito, uno che cercasse di farsi ben volere a ogni costo, il tipico uomo di mezza età con la sindrome di Peter Pan. Invece le aveva dato una buona idea.
– La ringrazio – rispose. Si alzò e si avviò alla porta. – Seguirò il suo consiglio. Un’azione drastica è quello che ci vuole.

                                                 Continua...

lunedì 15 maggio 2017

Risveglio della Strega - Una storia de LA CONGREGA: Introduzione

Ormai sapete tutti che LA CONGREGA è il mio ultimo romanzo pubblicato in ebook e acquistabile nelle librerie online, però ogni storia può avere un inizio, prima dell'inizio, ed è questo che tra qualche giorno potrete leggere.
La storia in questione - come potete intuire dal titolo - è nata come desiderio di raccontare qualcosa in più sul romanzo, un modo per fornire un tassello che aggiunga particolari solo accennati della trama, ma allo stesso tempo sia accessibile a tutti. Infatti, per goderla, non è necessario aver già letto il romanzo.
Se siete tra coloro che lo hanno già fatto (vi ringrazio!), potrete gustarvi le varie allusioni e strizzatine d’occhio, sapendo dove andrò a parare. Se invece non avete idea di che romanzo stia parlando, questa breve storia può essere un buon modo per cominciare a conoscere i personaggi e le ambientazioni che lo caratterizzano, magari riuscendo anche a incuriosirvi. In entrambi i casi non avrete problemi a capire le situazioni e tanto meno ci saranno rivelazioni scottanti – i famosi spoiler – che vi rovineranno la lettura de “La Congrega”, se deciderete di acquistarlo, o avete appena iniziato a leggerlo (grazie ancora!).
In altre parole, questa storia può essere considerata un prequel al romanzo, così la scelta sul continuare o meno, sarà solo vostra. Spero che dopo la lettura, vogliate consigliarla ai vostri amici.
Come da abitudine qui sul blog, la storia uscirà a puntate, se riesco a cadenza settimanale, ma per sicurezza ogni tanto tornate a controllare.
Credo di avervi dato tutte le informazioni utili, in ogni caso, alla fine della lettura, mi auguro di avervi fatto passare piacevoli minuti di relax.
A presto!