lunedì 26 giugno 2017

Risveglio della Strega - Una storia de LA CONGREGA: Puntata 6


In piedi in prima fila, nella sala dell’albergo affittata per la cerimonia nuziale, Amanda cercava di trovare aspetti positivi nella giornata, ma l’unico che le venne in mente era l’aver potuto scegliersi da sola l’abito da damigella. Sua madre l’aveva obbligata già al suo precedente matrimonio a svolgere quel ruolo, infagottandola in un abito lungo fino sotto al ginocchio con orrende stampe floreali.
Questa volta aveva potuto indossare un semplice vestito di velluto viola, lungo abbastanza da coprirle le ginocchia, ma non tanto da sembrare una pronta a prendere i voti per entrare in convento, e un golfino blu aperto.
Si guardò intorno, ma non riconobbe nessuno. O meglio, c’erano volti familiari, ma non qualcuno con cui avrebbe potuto scambiare due parole durante il ricevimento. D’altra parte non poteva meravigliarsi, quello era l’ennesimo giorno di gloria di sua madre.    
Alzò il viso e a pochi passi davanti a lei, osservò Josh Newman nel suo smoking nero, che parlava con l’uomo che avrebbe officiato il matrimonio. Le sembrò emozionato, probabilmente davvero innamorato e inconsapevole che non sarebbe durato a lungo.
Amanda non voleva dare credito ai pettegolezzi e alle scommesse sul nuovo matrimonio di sua madre, ma gli eventi seguiti ai precedenti l’avevano fatta riflettere. Quello con suo padre era finito all’improvviso: avevano divorziato e non c’era stato modo di farsi spiegare la motivazione; il secondo, con David Benson, a mente fredda le era sembrato più una sfida: il voler conquistare l’uomo di un’altra e poi una volta raggiunto l’obiettivo, rendersi conto che non aveva più alcun interesse; e ora toccava a Josh: aveva avuto una ex-fidanzata di lunga data, prima di incontrare sua madre, una strana coincidenza.
La marcia nuziale registrata partì dagli amplificatori della sala, il segnale per Amanda di andare a posizionarsi sul lato sinistro, pronta ad accogliere la sposa come sua damigella. Avanzò e si fermò a pochi centimetri dalla composizione di fiori, circondata da candele che forniva da ornamento per la postazione degli sposi. Un’altra identica era posta di fronte e delimitava la distanza tra lei, l’officiante e lo sposo con il suo testimone.
Sua madre fece la sua entrata trionfale. Avvolta in un nuovo vestito bianco, anche se era al terzo matrimonio,  procedeva a tesa alta, senza velo e reggendo un bouquet di rose rosa. Tutti gli invitati si alzarono dalle sedie pieghevoli e si voltarono a guardarla. Lei sembrò provare piacere di quegli sguardi.
Amanda la fissò e per la prima volta le parve di essere in presenza di un’estranea. Nella donna che le si avvicinava, non riconobbe sua madre, con cui aveva riso, pianto e si era confidata. E quel che era peggio, non voleva esserle vicino in quel momento. Desiderò poter interrompere la cerimonia Voleva impedire quel matrimonio, andarsene lontano da quella farsa.
Puoi farlo, se vuoi.
Strabuzzò gli occhi. Girò la testa prima verso i tre uomini di fronte a lei e poi in direzione della miriade di persone presenti alla cerimonia. Da nessuno di loro proveniva quella voce femminile.
– Amanda – sussurrò sua madre, porgendole il bouquet.  
Lei si riscosse e afferrò i fiori.
Sei ancora in tempo, se vuoi fermarla.
Amanda si morse il labbro inferiore. Stava impazzendo. La voce era solo nella sua testa.
Posso aiutarti.
La cerimonia era iniziata, ma non riusciva a concentrarsi sulla voce dell’uomo, o di sua madre e Josh. Sentiva solo questa misteriosa donna. Così decise di darle corda.
“In che modo posso fermare tutto?”
Le candele. Fissa la fiamma.
“Perché?”
Il fuoco è tuo alleato.
Amanda abbassò gli occhi, per quanto assurdo, non era pericoloso. Dubitava fortemente che potesse mandare a monte il matrimonio, ma eseguì l’ordine.
Guardò le fiammelle che danzavano intorno all’intrico di fiori, accanto ai suoi piedi. Si sorprese di scorgere le sfumature di arancione, in mezzo al giallo e poi anche guizzi di rosso. Il fuoco era così rilassante, avvolgente. Il calore la pervase, sentì il tepore sotto i vestiti, come una carezza sulla pelle e desiderò poterlo espandere, condividere con tutti…
E poi le fiamme crebbero. Divennero alte come colonne. Non solo quelle della composizione vicino  a lei, ma anche nelle candele intorno alla seconda, dove si trovava il testimone dello sposo.
Amanda udì le urla di terrore, lo strisciare delle sedie spostate dagli invitati per arretrare e l’olfatto percepì l’odore di bruciato, ma non riuscì a muovere un muscolo. Era totalmente rapita dalle fiamme.
– Spostati! È pericoloso! – gridò sua madre.
Cynthia Rich la scostò di peso, allontanandola dal fuoco e Amanda si riscosse. Fu come risvegliarsi da un sogno a occhi aperti e nello stesso momento, il calore l’abbandonò, le fiamme scesero fino allo stoppino, riacquistando la forma innocua.
– Non capisco cosa sia successo – disse Josh allarmato.
Amanda vide tutti i presenti agitati, avevano indietreggiato verso il fondo della sala, increduli e sconvolti. Alcuni responsabili dell’albergo entrarono e avanzarono dove erano loro cinque. Chiazze di bruciato nero coloravano il soffitto e i fiori erano ormai ridotti in cenere, comprese le rose del bouquet che le era caduto dalle mani.
– Tesoro, stai bene? – le domandò sua madre.
– Sì – rispose, anche se non era vero.
– Signori, devo chiedervi di uscire, dobbiamo effettuare dei controlli – disse la donna in giacca blu che faceva parte dello staff dell’albergo.
Acconsentirono e Amanda seguì sua madre all’esterno. Nel trambusto, però, notò che solo una persona la guardava: il preside Handerson.

La cerimonia era continuata nella sala allestita per il ricevimento e quest’ultimo spostato nell’ampio giardino, sotto gazebo montati con solerzia per permettere al catering di riorganizzarsi. Amanda rimase appoggiata a un muro, osservò gli invitati mettersi in coda per l’aperitivo e gli antipasti e rifletté sull’accaduto.
Non aveva dubbi di essere la responsabile. Dopo l’incidente, nonostante avesse chiamato con il pensiero la voce, per quanto le fosse possibile chiamare una voce mentale sconosciuta, non si era più manifestata. Ma quel problema passava in secondo piano. Aveva dei poteri, era una piromane o comunque si chiamassero quelli che riuscivano a manipolare il fuoco. Oppure… era una strega, come quelle di cui le raccontava sua madre da piccola, antiche abitanti di Dark Lake…
– Amanda, che fai tutta sola?
Sobbalzò sentendo pronunciare il suo nome e si ritrovò davanti il preside Handerson. Non era tanto sorpresa che fosse andato a cercarla. Nella mano destra reggeva un flûte con dello spumante e nella sinistra le porgeva un altro contenente del succo d’arancia.
– Ti va qualcosa da bere? – le domandò cordiale.
– Sì, grazie – rispose. Afferrò il bicchiere e se lo portò alle labbra. Bevve un sorso, sicura che avrebbe tirato presto fuori l’argomento incendio.
Michael Handerson bevve a sua volta. – Tua madre organizza sempre matrimoni eccezionali.
– Già. È stato anche ai precedenti?
– Sì, tua madre è un’amica di vecchia data, dai tempi del liceo per la precisione, e sono sicuro che questo se lo ricorderà in maniera particolare.
Amanda si irrigidì. Poi si rimproverò mentalmente e si sforzò di sorridere, ma le uscì una smorfia poco convincente.
– Non è colpa tua – disse lui serio.
– Perché dovrebbe esserlo?
– Perché sei come tua madre, come  me e come altri che cercano di nasconderlo. Sei nata strega.
Amanda fu presa alla sprovvista da quella conferma e il flûte le scivolò dalle mani.
Michael aprì il palmo sinistro, chiuse le cinque dita ad artiglio e il bicchiere si bloccò a mezz’aria, senza versare neanche una goccia di succo.
– Come… cosa? – bofonchiò Amanda, osservando rapita il flûte galleggiare nel vuoto tra loro due.
– Telecinesi – rispose l’uomo. Prese con la mano il bicchiere e glielo riconsegnò. – È un potere come il tuo, niente di cui avere paura. 
– Parli per sé – replicò. – Scusi, non volevo essere scortese, ma lei non ha quasi incendiato un salone pieno di persone.
– Hai ragione, ma possiamo lavorare insieme su quel “quasi”.
Amanda era confusa. – Si sta proponendo come insegnante di magia?
Michael sorrise. – Qualcosa del genere. I tuoi poteri si sono appena risvegliati, non sai ancora di cosa puoi essere capace. Ma questo non vuol dire che non puoi controllarli. E non dovrai farlo da sola, ci sono altri ragazzi che hanno scoperto da poco di essere streghe. Ho proposto loro di formare una Congrega, potresti unirti a noi.
L’idea di non dover più sentirsi sola e nemmeno emarginata, la rallegrò. – Chi sono gli altri? – domandò incuriosita.
– Isabella Sutton, Raul Bishop, Morgana Mayer e Damian Crest.
– Ah, loro… – Amanda collegò i vari segmenti. Qualcosa poteva aver fatto sorgere il dubbio in Morgana e Damian che fosse una di loro e questo spiegava l’improvviso interesse per lei e per accompagnarla al matrimonio. Di Raul e Isabella non avrebbe mai sospettato e si chiese come mai, al contrario, avessero rifiutato l’opportunità di avvicinarla. Poi si domandò come facessero le persone a sospettare o individuare le altre streghe. – Lei come sa che sono una strega?
– L’incedente al matrimonio non è passato certo inosservato.
– Non mi prenda per stupida – rispose offesa. – Lei mi ha fissato subito dopo che è successo, come se si aspettasse che fossi stata io, senza alcun dubbio. Anzi, forse lo sapeva già prima che succedesse.
– Ammetto di avere avuto dei sospetti. Sai, non è strano che il figlio o la figlia di una strega, maschio o femmina, nasca con poteri magici. È parte della sua eredità genetica. E come ti ho già detto, conosco bene tua madre.
Amanda si rilassò e bevve altro succo d’arancia. – Sì, è tutto perfettamente logico. Più o meno.
Ricordando la sensazione provata al manifestarsi del potere, omettendo la storia della voce e sommando le spiegazioni del preside, si sentì sollevata e non più spaventata. Era una strega, sarebbe stato elettrizzante, soprattutto sapendo di non essere sola, di avere qualcuno con cui condividerlo. Peccato che i “qualcuno” in questione erano tutti già accoppiati e a lei toccava il ruolo delle ruota di scorta. Ancora.
– Cosa c’è? Mi sembri delusa – notò Michael.
– In un certo senso… può sembrarle stupido, ma quando mi ha parlato di altri come me, della Congrega, ho creduto fosse una buona occasione per nuove conoscenze, per non dover essere quella che resta sola in disparte, mentre gli altri sono impegnati con una persona speciale.
Pronunciò quella frase alzando la testa e guardò tra i piccoli gruppi di invitati, dove sua madre imboccava amorevolmente il suo nuovo marito. Anche il preside si girò nella direzione e incrociò con lo sguardo la stessa scena.
– Temi di essere esclusa perché nella Congrega ci sono già delle coppie formate, giusto? – le domandò.
Amanda annuì.
Michael riporto gli occhi sul suo viso intristito. – E se ti dicessi che non dovrai più sentirti di troppo? Se ti rivelassi, in modo confidenziale, che manca un membro alla nostra Congrega, un ragazzo che si avvicinerà a te in cerca di un’amica fidata? E che insieme, come amici, potreste colmare le vostre solitudini?
– Non capisco se è una vera domanda, o se me lo dice solo per farmi accettare.
Michael rise. – No Amanda, niente trucchi. Ti sto anticipando che il tuo futuro sta per cambiare.
Amanda ritrovò la speranza. – Allora, voglio far parte della Congrega, ma…  ne è sicuro? E come fa a saperlo con certezza?
Lui si chinò in avanti e sussurrò: – Segreto da strega. – Poi si voltò e si allontanò verso la coda per gli antipasti. – Goditi il ricevimento.
Amanda rise di gusto. E avrebbe anche voluto urlare dalla gioia. Quel matrimonio, nato sotto i peggiori auspici, si era rivelato un vero nuovo inizio per lei, qualcosa per cui valeva la pena festeggiare.
Guardò oltre i presenti, oltre sua madre, immaginando il paesaggio oltre il lago che caratterizzava Dark Lake, e pensò che forse non avrebbe dovuto aspettare molto. Da qualche parte, magari proprio in quel momento, il ragazzo stava per scoprire di essere una strega.

                                                        
                                                                     Fine del prequel

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