lunedì 25 settembre 2017

Darklight Children - Capitolo 49


CAPITOLO 49

Ricognizione/Rivelazione

 
I due demoni erano dentro al locale, a pochi passi dal bancone dietro cui si trovava Angelo Moser insieme ai cinque ragazzi.
«Uno lo riconosco. È il demone che mi ha già attaccato. Al mio segnale correte verso l’uscita» disse Angelo, mantenendo però lo sguardo fisso sui due avversari.
«Non ve lo consiglio» rispose il demone con le squame blu. Si lanciò verso di lui e in un movimento fulmineo lo afferrò per la gola e lo trascinò verso di sé. Con la stessa velocità si portò contro la parete a sud vuota e lo spinse contro il muro. «Il mio compagno mi ha raccontato del tuo trucco. Se ci riprovi ti spezzo il collo prima che tu riesca a formulare una sillaba. Quanto a voi ragazzini, uscite pure da lì dietro.»
Angelo osservò inerme i giovani muoversi.
Yuri si mise davanti al gruppo e chiese: «Cosa volte da noi?»
L’altro demone guizzò in avanti, si avventò contro al ragazzo e lo schiacciò sul pavimento. Angelo notò subito le prime fiamme crepitare sulle dita di Yuri, il quale lasciò che il fuoco ricoprisse per intero entrambe le mani, e le puntò contro il muso del demone. L’avversario non ne fu intimorito. Anche se le squame bruciavano, con la bocca spalancata e le zanne in vista, alla sua giugulare, provando a più riprese a  morderlo.
Con il primo demone che gli serrava ancora la gola, per Angelo fu difficile impartire ordini, ma i ragazzi agirono per conto loro, seguendo l’istinto.
Davide si buttò sulla schiena del demone verde, lo afferrò nel tentativo di allontanarlo dal compagno. Sara e Sabrina, si mossero in suo aiuto e vennero bloccate da Naoko. «Dobbiamo aiutare il signor Moser. È l’unico che può salvarci.» Guardò poi Sabrina negli occhi e chiese: «Ce la fai a liberarlo con la tua telecinesi?»
Sabrina si girò a guardarlo. Angelo sperò che nei suoi occhi leggesse la sua approvazione per quella decisione. «Spero di non peggiorare la situazione» rispose. Mentre lei fissava concentrata il punto in cui il demone lo stringeva, Angelo percepì la forza invisibile della sua mente afferrarlo e sfilarlo con un’unica mossa rapida dalla morsa del nemico. Ci mise troppa forza, però, e lui finì contro lo stipite di un mobile, sbatté la nuca e il dolore lancinante gli fece perdere i sensi.
 
Sara guardò indignata Sabrina. Quella stupida non ne combinava una giusta. Aprì la bocca per rimproverala, ma il demone dalle squame blu le fissò, passandosi la lingua scura sulle labbra sottili.
«Bene, allora non siete indifese come sembrate.» Camminò lentamente verso di loro. «Non c’è divertimento a cacciare una preda già stordita. Ah, scusate la maleducazione, io sono Carovus.»
Sara rimase paralizzata dai suoi occhi. Riconobbe qualcosa di familiare, anche se la sua memoria non voleva aiutarla per ricordare dove li avesse già visti. Mantenendo il sangue freddo disse:  «Sei un demone. Ci basta sapere questo.»
Carovus la fissò attentamente. Rimase zitto a scrutarla per parecchi minuti.
Sara ebbe la spiacevole sensazione di essere nuda. Come se il demone potesse guardare oltre i vestiti, oltre la carne, fino al suo cuore, alla sua anima e ai suoi pensieri. E avesse trovato un dettaglio inaspettato, ma eccitante. Quasi la conferma che fossero simili.
Le sorrise in maniera agghiacciante e  indietreggiò.
«Non sei più tanto sicuro di te» continuò Sara, non volendo ammettere che quello che aveva provato la spaventava più del demone stesso. Irritata per come la faceva sentire, urlò: «Cosa aspetti? Fatti sotto.»
«Non lo incoraggiare» le sussurrò Naoko. «I miei poteri di comunicazione con i felini non sono molto di aiuto in questa situazione e Sabrina sembra già stremata dopo una sola mossa.»
Carovus si girò verso il suo compagno. Se aveva sentito o meno il commento, non lo diede a vedere, però gridò: «Gabriel, via!»
L’altro demone non gli diede retta e continuò nel suo tentativo di azzannare Yuri, sdraiato sotto di lui.
Yuri spinse le mani infuocate contro le squame sul collo, e la puzza di bruciato si diffuse nella stanza. «Sbrigati a usare il tuo campo di forza» urlò a Davide, tutto sudato per il calore e la fatica di tenere lontano il suo assalitore.
Con le braccia strette intorno al collo del demone, ma senza riuscire minimamente a essere preso in considerazione, Davide rispose: «Non posso, è troppo vicino a te. Vi imprigionerei insieme.»
Carovus intervenne cogliendoli di sorpresa. Staccò Davide dalla schiena di Gabriel e lo scaraventò a terra. Quindi sollevò di peso il compagno dal corpo di Yuri e tenendolo per le corna lo trascinò fuori dal negozio.
Yuri si rialzò e si avvicinò alla porta aperta. Strizzò gli occhi e riuscì a scorgere i due in lontananza, mentre Carovus saltava sopra i tetti dei palazzi, agile come un lupo e con la testa del compagno stretta nella sua presa. «Pericolo scampato» sentenziò, tirando un sospiro di sollievo.
«Non che mi dispiaccia, ma come mai hanno cambiato all’improvviso idea?» domandò  Davide rimettendosi in piedi e stirandosi la schiena indolenzita.
Sara raggiunse Yuri sull’uscio. Osservò la città all’esterno, ma i due demoni erano già svaniti dalla visuale. Nonostante tutto si sentì ancora inquieta. Per qualche motivo, sapeva di avere un ruolo importante nella loro fuga.
«È tutto a posto?» le domandò Yuri preoccupato.
Sara annuì, scacciando quei pensieri.  «Devono essersi spaventati. Meglio così.»

Angelo riaprì con cautela gli occhi. Riconobbe Naoko e Sabrina, chinate su di lui, che gli offrivano aiuto per rialzarsi.
«Ce la fa a reggersi in piedi?» domandò Naoko.
Afferrando le mani che gli porgevano, Angelo si massaggiò la nuca indolenzita sotto i riccioli. «Sì, non è nulla di grave. Avrò solo un gran bernoccolo e mal di testa per un giorno intero.» Guardò i ragazzi e poi il locale. Sembravano incolumi e tutto in ordine pur avendo subito la visita di due demoni. «State tutti bene?»
Gli fecero tutti dei cenni di assenso.
Sabrina lo fissò mortificata. «Mi scusi, l’unico a ferirsi è stato lei, per colpa mia.»
Angelo cercò di sfoderare un sorriso rassicurante. «Non preoccuparti. L’importante è che nessuno di voi si sia fatto male.»
«Non certo grazie  a lei» lo aggredì Sara. «A causa sua e dell’Ordine siamo sempre attaccati da esseri orribili e pericolosi. Oggi ne siamo usciti bene, ma la prossima volta?»
Angelo la guardò serio. «Voi cinque sarete sempre in pericolo, non per colpa mia, o dell’Ordine. Per quello che siete. I vostri poteri sono parte di voi e non potete cambiare questa realtà. Dovete accettare chi siete e farvi aiutare. La mia proposta è ancora valida: lasciate che vi istruisca a combattere come guerrieri dell’Ordine.»
«Lezioni di addestramento, è tutta qui la sua offerta?» domandò Davide, attirando su di sé gli sguardi degli altri. «Se vuole convincerci, deve darci qualcosa di più.»
Angelo rifletté. Oltre alla sua esperienza, poteva offrire altro che avrebbero trovato interessante. «Posso fornirvi i Registri dell’Ordine che riguardano il vostro passato. Sono delle copie, ma potranno aiutarvi a fare chiarezza sulla vostra vita precedente, e darvi risposte che io non sono in grado di fornirvi.»
Sara lo guardò con aria di sfida. «Mi sta bene leggere quello che mi riguarda, ma solo perché è un mio diritto. Non combatterò mai per chi mi ha usato come una marionetta.» Si girò verso la porta e uscì dal locale senza guardarsi indietro.
«E voi?»
Yuri scrutò i volti dubbiosi dei compagni e poi disse: «Lei ci procuri i Registri. Noi intanto penseremo se accettare o no.»
Gli altri rimasero in silenzio e Angelo lo interpretò come un tacito assenso. «D’accordo, ve li farò avere al più presto.»
Yuri imitò Sara e lasciò il Portale Mistico, seguito da Naoko e Sabrina.
Davide s’incamminò per seguirli, prima di oltrepassare l’uscio, si fermò e si girò verso di lui. «Può farci avere anche il Registro che riguarda Leonardo?»
«Certo.»
«Ok. Allora, per quanto mi riguarda, mi consideri già un suo allievo.»
Angelo lo seguì con lo sguardo mentre si allontanava e sorrise. Aveva fatto un passo avanti. Almeno con uno di loro stava iniziando a creare un rapporto di fiducia.

Il sole stava tramontando quando Carovus e Gabriel giunsero a Villa Asti.
Carovus che si era trascinato dietro il compagno per tutto il viaggio come un bambino capriccioso, lo gettò all’interno dell’abitazione, abbattendo così la porta d’ingresso che cadde sotto il suo peso.
Gabriel balzò subito in piedi e ringhiò furioso. «Perché hai cambiato il nostro piano? Come ti sei permesso di strapparmi così dalla mia preda!»
Carovus ringhiò ancora più forte di lui. «Quando ti do un ordine, tu lo esegui subito! Sono io che comando. Se vuoi vivere, non ti azzardare mai più a ignorarmi.»
Gabriel indietreggiò e incurvò la schiena in avanti, abbassando lo sguardo. Si voltò e andò a smaltire la rabbia per l’ego ferito nella sua stanza al piano superiore.
Carovus ascoltò con attenzione i rumori della villa e si accertò che Gabriel si fosse raggomitolato sopra il letto. Salì a sua volta le scale. Entrò in una delle stanze che erano appartenute in precedenza ai coinquilini del suo compagno e chiuse la porta alle sue spalle.
Individuò subito uno specchio ovale appeso alla parete accanto alla finestra. Si avvicinò e con l’artiglio dell’indice della mano destra, si procurò un taglio sull’avambraccio sinistro. Lo girò in modo che le prime gocce di sangue viola cadessero sul palmo della mano opposta, lo osservò rapprendersi e passare alla tonalità rosso scarlatto. Dopo che ne ebbe raccolto a sufficienza da riempire la mano, il sangue prese forma solida.
Carovus chiuse gli occhi, ci passò sopra la mano e salmodiò in un linguaggio imparato nel Primo Inferno. Sollevò le palpebre e vide che si era trasformato in un medaglione circolare, appeso a una catena composta da una serie di piccoli anelli sferici. Lo indossò, e rivolto alla sua immagine riflessa nello specchio, disse: «Oh grande e potente DiKann! Il tuo umile servo ti invoca! Mostrati a me e concedimi udienza!» 
La figura al di là del vetro tremò e assunse in breve delle nuove fattezze. Il volto che guardava Carovus era coperto da una maschera d’oro, sistemata in modo da lasciare nuda solo la parte inferiore fino al mento, contraddistinta da squame rosse. Dalla testa pendevano lunghi e lisci capelli scuri, dello stesso colore del cielo in piena notte, mentre dalla fronte si innalzava una coppia di corna color avorio, con la punta rivolta all’indietro.
Senza  aprire la bocca l’essere parlò. “Per quale ragione osi disturbarmi?
«Perdonami, mio Signore, ma ho informazioni importanti da comunicarti.»
Se hai estratto il mio medaglione, devo supporre che hai già assolto il compito che ti ho assegnato.
«Sì, mio Signore. Sono stato sorpreso anche io dalla facilità con cui l’ho rintracciata, ma non ho dubbi. Oggi ho ritrovato vostra figlia Sayka.»
Ne sei proprio sicuro?
Carovus annuì. «Il medaglione nascosto nel mio sangue, me ne ha dato conferma. La ragazza umana di nome Sara Martini, la stessa con il potere di aprire il Sigillo, è vostra figlia scomparsa.»
DiKann tradì la sua soddisfazione allargando le labbra sottili in un sorriso e rivelò una coppia di zanne acuminate. “Dove l’hai trovata?
«Era proprio nel luogo che nasconde il Sigillo, in compagnia di altri esseri con poteri speciali e di un membro dell’Ordine.»
L’Ordine… avrei scommesso tutto il mio regno che la tenevano sotto controllo. Sono sicuro che gli altri esseri che hai incontrato sono le altre cinque anime che hanno riportato in vita!
«A dire il vero, mio Signore, le anime ora sono diminuite. Erano presenti solo altre quattro e non ne ho percepita nessun altra rinata.» 
Non importa. Lei e il suo presunto fratello hanno già svolto la loro parte comune nella mia liberazione. Lui non ci serve più.
«Quali sono i vostri nuovi ordini per me?» chiese.
Tienila d’occhio. A mia figlia non deve accadere nulla. Continua la ricerca degli altri possessori dell’uovo di demone e conserva con cura il mio medaglione. Loro sono necessari per completare il rito della mia liberazione e al momento del sacrifico, darai il medaglione a Sayka e lei si ricongiungerà con suo padre.
«Come desideri, mio Signore. Ti ringrazio per la tua pazienza» rispose Carovus e si inchinò, mentre il riflesso di DiKann spariva dallo specchio, lasciando posto al suo.
Rialzandosi, giurò che non avrebbe fallito. Si sarebbe garantito la sopravvivenza nel nuovo mondo di DiKann.


Continua…

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