lunedì 30 ottobre 2017

Darklight Children - Capitolo 53


CAPITOLO 53

Minaccia dal passato e nel presente

 
Reggendo con la mano sinistra la bretella dello zaino sulla spalla, Yuri posò sulla cattedra i fogli del test che teneva nella destra.
La professoressa seduta dietro il tavolo, chiese: «Sei sicuro? Non vuoi rileggerlo con calma?»
«Sono sicuro» rispose. «Posso andare?»
La donna fece un cenno affermativo con la testa e lui uscì dall’aula. Non era sicuro di aver dato il meglio, ma non se ne preoccupava. Per come la vedeva lui, la simulazione era inutile. Il tipo di testo che avrebbe dovuto scrivere e analizzare durante il vero esame sarebbe stato del tutto diverso. Probabilmente molto più complicato, e quindi avrebbe sfruttato tutto il tempo a sua disposizione, cosa che non aveva fatto oggi, visto che la votazione non avrebbe influito in nessun modo.
Yuri camminò nel corridoio deserto diretto verso l’atrio. Con Sara era rimasto d’accordo di vedersi lì, se qualcuno dei due avesse finito prima. Davanti a sé però non scorse nessuno. Controllò l’orologio al polso e si rese conto di essere uscito quasi un’ora e mezza prima.
Lo assalirono i dubbi. Forse sono andato via troppo in anticipo. Sicuramente Sara prenderà questa cosa più seriamente di me, e conoscendola, non la vedrò uscire così presto. Poi si rilassò e sorridendo, decise di aspettarla. Voleva parlare con lei, quella mattina si era dimostrata più socievole dei giorni precedenti, poteva esserci ancora una chance per la loro storia.
Decise che il luogo migliore era la biblioteca, il più delle volte era poco frequentata e poteva starsene in pace, senza rischiare di incrociare qualche compagno desideroso di confrontare con lui l’esperienza del test.
Tornò sui suoi passi e imboccò il corridoio opposto a quello che portava alle classi. La prima porta sulla destra era quella della biblioteca e la trovò aperta. Sbirciò dentro e come prevedeva non c’era anima viva. Persino il bibliotecario era assente.
«Sarà andato a fumarsi la sua solita sigaretta» ipotizzò e sistemò lo zaino sulla sedia al capo del tavolo in fondo alla stanza. «Ora devo trovare qualcosa da sfogliare per passare il tempo.»
Andò verso le librerie con i vetri scorrevoli, sistemate sul lato sinistro una dietro all’altra come tessere del domino, e passò in rassegna un po’ di titoli. Non si aspettava di trovare granché di interessante, dopotutto era la biblioteca della scuola e non un negozio in centro. Dopo aver superato la metà dello scaffale, individuò il titolo: “Battaglie Medievali. Armi e strategie”. Lo sfilò dal gruppo e esaminò velocemente il contenuto. C’erano abbastanza figure per intrattenerlo il tempo necessario.
Con il volume in mano, Yuri andò verso la sedia con sopra lo zaino, lo spostò e si sedette. Aprì il libro sul tavolo e comincio a girare svogliatamente le prime pagine, scritte con caratteri piccoli e con una spaziatura strettissima. Dopo le prime dieci, trovò un’immagine a tutta pagina raffigurante delle spade. Erano sei in totale e a una prima occhiata gli parvero tutte uguali.
Si sporse più in avanti e rimase a fissarle con attenzione, come rapito. Sorprendendosi, notò all’istante che non erano affatto simili, ma ognuna aveva un tipo di lama adatta a una situazione di battaglia specifica. Strizzò gli occhi per leggere i nomi attribuiti, ma si rese conto di conoscerli prima di identificarli con la vista. Come se li avesse saputi da sempre. Quando posò lo sguardo su una delle due rappresentate nel mezzo, il suo cuore ebbe un sussulto. Aveva già impugnato una spada come quella. Ne era sicuro. L’elsa stretta, la guardia tonda e spessa e la lama lucente che si allargava fino alla punta. Era un’arma massiccia, che aveva fatto fatica a reggere con due mani, ma che poi aveva imparato a sostenere con una sola.
«La tua prima spada era così. Me lo hai detto quando mi hai ucciso.»
Yuri si girò di scatto. Alla sua sinistra era comparso un uomo con i capelli lunghi e sporchi, che gli ricadevano sulle spalle nude. Non riusciva a riconoscerne il colore, gli parve lo stesso della pelliccia di un ratto, ma il suo volto era pieno di tagli e lividi, e la pelle, così come il resto degli stracci sul corpo, era grigia.
«Chi sei? Da dove sei entrato?» domandò senza riuscire  a muovere un muscolo.
«Sono quello che ti ha soccorso quando hai finto di essere stato attaccato da un gruppo di demoni. Sono lo stupido che ha visto un ragazzino dalle sembianze umane, senza capire di avere davanti un mostro» rispose l’uomo, alzando rabbioso il tono della voce sepolcrale.
«N-non capisco… di che cosa parli?»
L’uomo grigio si spostò alle sue spalle e gli sussurrò all’orecchio: «Credevi che fosse così facile? Essere un assassino e non rivedere più i volti delle tue vittime? Ti sei sbagliato.»
Yuri si sforzò di mantenere la calma. «È uno scherzo! Tu non sei reale.»
«Già, per quelli come te, la morte è uno scherzo. Un gioco.» Gli passò un braccio intorno al collo, ma non sembrava riuscire a toccarlo. «Ora è arrivato il nostro turno di giocare.»
L’uomo tentò di stringere. Yuri si rese conto di avvertire solo un forte gelo sulla pelle, ma non la stretta mortale con cui lui voleva ucciderlo.

La porta si chiuse, sbattendo violentemente.
Yuri balzò in piedi e la sedia cadde all’indietro sul pavimento.
«Chi c’è?» chiese allarmato il nuovo arrivato.
Il ragazzo riconobbe una voce maschile. Una voce reale. Guardò al suo fianco e alle sue spalle, ma quell’essere grigio era sparito. Lo stipite di una delle librerie gli copriva la visuale dell’ingresso, così si sporse titubante e vide un uomo grassoccio con i capelli grigi e un paio di piccoli occhiali tondi, che si allargava il nodo della cravatta, mentre gocce di sudore gli scivolavano dalle tempie.
«S-sono Yuri Monti» rispose automaticamente. «Ero qui per…»
«Devi andare via» gridò l’uomo. «La biblioteca è chiusa.»
Yuri trovò il coraggio di avanzare di qualche passo. Nonostante fosse ancora sconvolto per la strana figura che lo aveva aggredito, riconobbe l’uomo come il bibliotecario e vide che era paonazzo e ansava. «Si sente bene? Posso andare a chiamare qualcuno.»
«No! Vai fuori di qui!» ripeté l’altro. Le gambe gli cedettero e cadde sulle ginocchia. Si slacciò del tutto la cravatta e il primo bottone della camicia e si piegò in avanti, tenendosi una mano sul petto. «Non ancora… non adesso…»
Yuri gli si avvicinò di più. «Lei non sta bene. Lasci che l’aiuti ad andare in infermeria.» Da quella distanza vide delle strane macchie sul suo collo.
Il bibliotecario lanciò gli occhiali accanto a sé e si infransero in pezzi sulle mattonelle del pavimento. Alzò il capo e mostrò gli occhi rossi, come il sangue. «No! Ormai è troppo tardi» rispose con la voce deformata e cavernosa.
Yuri, vedendolo in quello stato, arretrò velocemente. Era scosso per la strana allucinazione, ma non tanto da non capire quello che stava accadendo. Quell’uomo si stava trasformando.
Il bibliotecario si mise a quattro zampe come un animale. Il suo corpo venne scosso da fremiti e divennero in pochi secondi convulsioni. Urlò così forte che Yuri si coprì le orecchie per paura che gli rompesse i timpani. I muscoli si allargarono, quasi fossero pompati con l’aria compressa e i vestiti dell’uomo si squarciarono. Sotto i brandelli di giacca, camicia e pantaloni, furono visibili una quantità smisurata di macchie squamose color giada, che si diffusero in pochi secondi e ricoprirono interamente la pelle.
Sollevò nuovamente la testa, anch’essa ormai con scaglie verdi, e un paio di corna color avorio, come quelle di un toro, gli erano cresciute ai lati della fronte. Lo scrutò con gli stessi occhi rossi di poco prima e fece saettare la lingua biforcuta dalla bocca.
Il demone appena formato si alzò in piedi. Era molto più alto e con una massa muscolare maggiore rispetto all’uomo che era stato. Fermo davanti alla porta, la copriva interamente.
Guardandolo nel panico, Yuri capì di non avere scampo.

 
Continua….

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