CAPITOLO 60
Lotta contro il passato
Sabrina finse di
leggere il Registro che la riguardava.
Era andata fin
lì per parlare con Yuri. La storia sul suo passato la interessava
relativamente.
Ora ho altro per la testa pensò, alzando
di poco lo sguardo e notando il ragazzo assorto nella lettura. Riportò gli
occhi sulla carta stampata, ma senza prestare veramente attenzione a quello che
c’era scritto. Come faccio a dirgli che
aspetto un figlio da lui. Non mi sembra dell’umore giusto per una notizia del
genere.
Rimuginando, le
venne in mente che più o meno direttamente quella notizia coinvolgeva anche
Sara. Si rese conto che, se non riusciva a parlare con Yuri, comunicare la
notizia anche alla ragazza sarebbe stato impossibile. Una parte di lei però
odiava sentirsi in colpa e si rifiutava di preoccuparsi del parere che aveva di
lei.
La verità è che non sono il tipo da
incastrare qualcuno che non vuole stare con me. E non voglio che lo pensino gli
altri si rispose da sola.
Gettò un’altra
occhiata al registro aperto, era come un libro di scuola su cui non voleva
concentrarsi. E solo in quel momento si ricordò del timore che aveva avuto con
Naoko. C’era la possibilità che suo figlio nascesse come un demone completo, senza
alcun tratto umano.
Osservò con più
cura il Registro. Forse è meglio dargli
una sfogliata e cercare notizie. Magari Sibyl ha fatto il mio stesso errore.
Sarebbe assurdo se continuassi a ripetere i miei sbagli all’infinito, dato che
in questo caso posso avere delle risposte prima che il problema si ingigantisca.
«Io… mi
dispiace.»
La voce di Yuri
la costrinse ad alzare la testa. «Cosa?» domandò, notando che si era girato
sulla destra e guardava un punto fisso di fronte a lui. Seguì istintivamente il
suo sguardo ma non vide niente. «Yuri, è tutto ok?»
«Come ti
chiami?» chiese lui, senza guardarla.
«Cosa stai
facendo? Con chi parli?»
«Ti prego,
dimmelo.»
Sabrina si
preoccupò. Il tono del ragazzo sembrava angosciato ed era certa che non si
stesse rivolgendo a lei.
«Ora so cosa ti
ho fatto, Arwon. L’ho letto e qualche ricordo sta riaffiorando. Non ho scuse e
non posso fare niente per rimediare» rispose Yuri, rivolto ancora al suo
misterioso interlocutore.
«Chi è Arwon?
Cosa vuole da te?» provò a chiedere Sabrina, ma lui continuò a ignorarla. Si
sporse verso il Registro che il ragazzo aveva allontanato e sbirciò la pagina
che aveva davanti. Cercò di leggere velocemente e quello che capì non le
piacque per niente. Per qualche strana ragione stava parlando con qualcuno che
Yurel aveva ucciso nella vita precedente.
Sabrina sollevò
il capo e domandò: «Mi senti? Riesci a capire quello che dico?»
Quasi in
risposta alla sua richiesta, Yuri disse: «No. Mi assumo la responsabilità delle
azioni che ho compiuto. Ma devi capire che non sono più Yurel. Sono rinato. In
un altro tempo, in un’altra vita. E
anche se lo vorrei tanto, non posso rimediare a quello che ho fatto.»
Sabrina scattò
in piedi. «Ok, adesso basta.» Lo afferrò per le spalle e cercò di obbligarlo a
girarsi a guardarla. Appena lo sfiorò, sentì come una scossa elettrica che
provava a respingerla. Nonostante il dolore, non si arrese. «Yuri! Guardami!
Non so cosa ti stia dicendo questo tizio, ma non devi ascoltarlo.»
«Che significa?»
Yuri si voltò di scatto verso di lei e i loro occhi si incrociarono. Sollevata,
pensò che l’avesse sentita, ma dovette ricredersi. «State lontani da lei.»
Il grido del
ragazzo era carico di terrore. Sabrina provò
a scuoterlo, ma lui si voltò nuovamente con lo sguardo nel punto in cui
credeva si trovasse l’uomo ucciso nel passato.
«Hai detto che
ce l’hai con me. Prenditela con me. Devi dire a quei tipi di fermarsi.»
Il terrore sul
volto del compagno, fece spaventare anche Sabrina. Aveva parlato al plurale,
vedeva più persone, di certo la situazione stava degenerando.
«Chi ce l’ha con
te? Chi deve fermarsi?» gridò nel panico. «Yuri, svegliati!» Era come in trance
e non sapeva come riportarlo alla realtà, o se farlo poteva causargli qualche
danno.
Yuri tornò a
guardarla e nei suoi occhi il terrore e la rabbia si susseguirono in pochi
secondi. Era tutto sudato e all’improvviso intorno al tavolo a cui si
trovavano, si accese un cerchio di fuoco.
«Cosa stai
facendo? Perché sei ricorso al tuo potere?» fece Sabrina, stringendogli le
braccia e combattendo contro le scariche die energia grigia, che con forza che
cercavano di spingerla lontano da lui. «Yuri riprenditi. Non c’è nessun
pericolo.»
Le fiamme si
innalzarono come se qualcuno le avesse alimentate con della benzina.
Sabrina provò a
controllare l’angoscia. «Ascoltami! Concentrati su di me, sul suono della mia
voce. Ignora tutto il resto. Non c’è niente di cui preoccuparti. Qualsiasi cosa
tu creda di vedere, non è reale. Siamo al sicuro, in casa tua.»
Il ragazzo ora
non era più distratto da niente, ma Sabrina intuì che pur avendo il suo sguardo
su di sé, lui non la vedeva veramente. Era ancora succube di chi lo stava
manipolando e lo spingeva a incendiare il salone.
Gli si buttò
addosso, mentre le scariche l’attraversavano con pizzichi e stilettate di
dolore e lo strinse forte tra le braccia. «Ti prego Yuri, calmati. Rischi di
uccidere anche noi. Ho bisogno di te. Tutti e due abbiamo bisogno di te.»
L’energia grigia
che scorreva da lei a lui e viceversa, divampò. Il sovraccarico fu tanto forte
da strappare Yuri dal suo abbraccio. Lo scaraventò sul pavimento, rivoltando
all’indietro la sedia.
Sabrina subì
meno il colpo. Cadde sulla sedia e rimase intimorita a fissarlo.
Yuri strizzò gli
occhi e sul suo volto tornò il sollievo, riscuotendosi dal torpore in cui era
caduto. La cercò con lo sguardo e chiese:. «Sabrina… stai bene?»
«Sì, è tutto a
posto» rispose, felice che in qualche modo le sue parole e il suo abbraccio,
fossero serviti a risvegliarlo. «Occupati delle fiamme, prima che la tua casa
vada a fuoco.»
Yuri sembrò
accorgersi solo in quell’istante che un cerchio di lingue rosse e gialle li
stava imprigionando. Strinse i pugni e chiuse gi occhi. Il fuoco tornò ad
ubbidirgli e si ritrasse, estinguendosi senza provocare danni irreparabili. Si
appoggiò alla sedia e si rimise a sedere sconvolto. «Scusami. Non mi rendevo
conto di aver attivato il mio potere.»
Cercando di
apparire tranquilla, nonostante lo spavento, Sabrina rispose: «Non
preoccuparti. È tutto a posto. Credo che non sia del tutto colpa tua. Stavi
parlando con qualcuno. Un uomo di nome Arwon, giusto?»
Yuri si adombrò.
«È stata la prima persona che ho ucciso quando ero Yurel. Mi era già apparso in
biblioteca. Era come un fantasma ed è scomparso nel nulla per giorni. Poi
leggendo del mio passato… non so come… è tornato. Questa volta voleva
vendicarsi. Sono comparse altre due figure come lui e mi ha spinto a credere
che se la sarebbero presa con te.»
«Sei ricorso al
tuo potere per proteggermi?»
Yuri annuì. «Stavo
per ucciderti. Se non fossi riuscita a risvegliarmi, l’unico colpevole sarei
stato ancora io. Che razza di persona sono? Volevo convincermi di essere
diverso da Yurel, ma reagisco come lui. Anche con te. Ti ho trattato malissimo
dopo che siamo stati a letto insieme e tu sei comunque qui con me. Se sono
scomparsi è per merito tuo.»
Sabrina ricordò
di non averlo mai visto in quello stato. Sembrava un bambino impaurito e provò tenerezza per lui. Gli si avvicinò e lo
attirò a sé, abbracciandolo. «Non sono arrabbiata con te. E non pensare mai di
essere come Yurel. Tu sei migliore. Sei ricorso alla violenza per difendermi e
non per sete di sangue.»
Lui ricambiò il
suo abbraccio. « Grazie.»
Quella parola
bastò a farla sorridere. Forse c’era ancora una possibilità per loro due.
Rimasero stretti
per qualche secondo. Poi Yuri si staccò da lei.
«Ora è meglio
che vai. Non credo che continuerò a leggere il Registro» le disse calmo. «E i
miei genitori torneranno tra poco.»
Sabrina si
convinse che non era il caso di affrontare l’argomento gravidanza. Anche se
cercava di apparire tranquillo, vedeva chiaramente che Yuri era ancora scosso. «Sì. Anche io metto
da parte il mio. Magari possiamo riprenderli a leggere insieme. Se ti va.»
«Mi farebbe
piacere» le rispose con un sorriso. «E mi sentirei anche più al sicuro. Per
entrambi.»
Sabrina annuì. Raccolse
il Registro e lo zaino. Lui l’accompagnò alla porta e la salutò con un bacio
sulla guancia.
Da sola sul
pianerottolo, pensò che non era stata una totale perdita di tempo. Aveva
rischiato di farsi male, ma ne era valsa la pena: non aveva riportato alcuna
ferita e sentiva che il rapporto tra lei e Yuri si stava rinforzando. Abbassò
lo sguardo e si massaggiò la pancia. «Alla prossima visita, parlerò al papà di
te, piccolo. Te lo prometto. Mi auguro solo di non essere di nuovo interrotta
da uno spettro. O peggio, di venire scoperta prima.»
Continua…
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