lunedì 8 gennaio 2018

Darklight Children - Capitolo 60


CAPITOLO 60

Lotta contro il passato

 
Sabrina finse di leggere il Registro che la riguardava.
Era andata fin lì per parlare con Yuri. La storia sul suo passato la interessava relativamente.
Ora ho altro per la testa pensò, alzando di poco lo sguardo e notando il ragazzo assorto nella lettura. Riportò gli occhi sulla carta stampata, ma senza prestare veramente attenzione a quello che c’era scritto. Come faccio a dirgli che aspetto un figlio da lui. Non mi sembra dell’umore giusto per una notizia del genere.
Rimuginando, le venne in mente che più o meno direttamente quella notizia coinvolgeva anche Sara. Si rese conto che, se non riusciva a parlare con Yuri, comunicare la notizia anche alla ragazza sarebbe stato impossibile. Una parte di lei però odiava sentirsi in colpa e si rifiutava di preoccuparsi del parere che aveva di lei.
La verità è che non sono il tipo da incastrare qualcuno che non vuole stare con me. E non voglio che lo pensino gli altri si rispose da sola.
Gettò un’altra occhiata al registro aperto, era come un libro di scuola su cui non voleva concentrarsi. E solo in quel momento si ricordò del timore che aveva avuto con Naoko. C’era la possibilità che suo figlio nascesse come un demone completo, senza alcun tratto umano.
Osservò con più cura il Registro. Forse è meglio dargli una sfogliata e cercare notizie. Magari Sibyl ha fatto il mio stesso errore. Sarebbe assurdo se continuassi a ripetere i miei sbagli all’infinito, dato che in questo caso posso avere delle risposte prima che il problema si ingigantisca.
«Io… mi dispiace.»
La voce di Yuri la costrinse ad alzare la testa. «Cosa?» domandò, notando che si era girato sulla destra e guardava un punto fisso di fronte a lui. Seguì istintivamente il suo sguardo ma non vide niente. «Yuri, è tutto ok?»
«Come ti chiami?» chiese lui, senza guardarla.
«Cosa stai facendo? Con chi parli?»
«Ti prego, dimmelo.»
Sabrina si preoccupò. Il tono del ragazzo sembrava angosciato ed era certa che non si stesse rivolgendo a lei.
«Ora so cosa ti ho fatto, Arwon. L’ho letto e qualche ricordo sta riaffiorando. Non ho scuse e non posso fare niente per rimediare» rispose Yuri, rivolto ancora al suo misterioso interlocutore.
«Chi è Arwon? Cosa vuole da te?» provò a chiedere Sabrina, ma lui continuò a ignorarla. Si sporse verso il Registro che il ragazzo aveva allontanato e sbirciò la pagina che aveva davanti. Cercò di leggere velocemente e quello che capì non le piacque per niente. Per qualche strana ragione stava parlando con qualcuno che Yurel aveva ucciso nella vita precedente.
Sabrina sollevò il capo e domandò: «Mi senti? Riesci a capire quello che dico?»
Quasi in risposta alla sua richiesta, Yuri disse: «No. Mi assumo la responsabilità delle azioni che ho compiuto. Ma devi capire che non sono più Yurel. Sono rinato. In un altro tempo, in un’altra vita.  E anche se lo vorrei tanto, non posso rimediare a quello che ho fatto.»
Sabrina scattò in piedi. «Ok, adesso basta.» Lo afferrò per le spalle e cercò di obbligarlo a girarsi a guardarla. Appena lo sfiorò, sentì come una scossa elettrica che provava a respingerla. Nonostante il dolore, non si arrese. «Yuri! Guardami! Non so cosa ti stia dicendo questo tizio, ma non devi ascoltarlo.»
«Che significa?» Yuri si voltò di scatto verso di lei e i loro occhi si incrociarono. Sollevata, pensò che l’avesse sentita, ma dovette ricredersi. «State lontani da lei.»
Il grido del ragazzo era carico di terrore. Sabrina provò  a scuoterlo, ma lui si voltò nuovamente con lo sguardo nel punto in cui credeva si trovasse l’uomo ucciso nel passato.
«Hai detto che ce l’hai con me. Prenditela con me. Devi dire a quei tipi di fermarsi.»
Il terrore sul volto del compagno, fece spaventare anche Sabrina. Aveva parlato al plurale, vedeva più persone, di certo la situazione stava degenerando.
«Chi ce l’ha con te? Chi deve fermarsi?» gridò nel panico. «Yuri, svegliati!» Era come in trance e non sapeva come riportarlo alla realtà, o se farlo poteva causargli qualche danno.
Yuri tornò a guardarla e nei suoi occhi il terrore e la rabbia si susseguirono in pochi secondi. Era tutto sudato e all’improvviso intorno al tavolo a cui si trovavano, si accese un cerchio di fuoco.
«Cosa stai facendo? Perché sei ricorso al tuo potere?» fece Sabrina, stringendogli le braccia e combattendo contro le scariche die energia grigia, che con forza che cercavano di spingerla lontano da lui. «Yuri riprenditi. Non c’è nessun pericolo.»
Le fiamme si innalzarono come se qualcuno le avesse alimentate con della benzina.
Sabrina provò a controllare l’angoscia. «Ascoltami! Concentrati su di me, sul suono della mia voce. Ignora tutto il resto. Non c’è niente di cui preoccuparti. Qualsiasi cosa tu creda di vedere, non è reale. Siamo al sicuro, in casa tua.»
Il ragazzo ora non era più distratto da niente, ma Sabrina intuì che pur avendo il suo sguardo su di sé, lui non la vedeva veramente. Era ancora succube di chi lo stava manipolando e lo spingeva a incendiare il salone.
Gli si buttò addosso, mentre le scariche l’attraversavano con pizzichi e stilettate di dolore e lo strinse forte tra le braccia. «Ti prego Yuri, calmati. Rischi di uccidere anche noi. Ho bisogno di te. Tutti e due abbiamo bisogno di te.»
L’energia grigia che scorreva da lei a lui e viceversa, divampò. Il sovraccarico fu tanto forte da strappare Yuri dal suo abbraccio. Lo scaraventò sul pavimento, rivoltando all’indietro la sedia.
Sabrina subì meno il colpo. Cadde sulla sedia e rimase intimorita a fissarlo.
Yuri strizzò gli occhi e sul suo volto tornò il sollievo, riscuotendosi dal torpore in cui era caduto. La cercò con lo sguardo e chiese:. «Sabrina… stai bene?»
«Sì, è tutto a posto» rispose, felice che in qualche modo le sue parole e il suo abbraccio, fossero serviti a risvegliarlo. «Occupati delle fiamme, prima che la tua casa vada a fuoco.»
Yuri sembrò accorgersi solo in quell’istante che un cerchio di lingue rosse e gialle li stava imprigionando. Strinse i pugni e chiuse gi occhi. Il fuoco tornò ad ubbidirgli e si ritrasse, estinguendosi senza provocare danni irreparabili. Si appoggiò alla sedia e si rimise a sedere sconvolto. «Scusami. Non mi rendevo conto di aver attivato il mio potere.»
Cercando di apparire tranquilla, nonostante lo spavento, Sabrina rispose: «Non preoccuparti. È tutto a posto. Credo che non sia del tutto colpa tua. Stavi parlando con qualcuno. Un uomo di nome Arwon, giusto?»
Yuri si adombrò. «È stata la prima persona che ho ucciso quando ero Yurel. Mi era già apparso in biblioteca. Era come un fantasma ed è scomparso nel nulla per giorni. Poi leggendo del mio passato… non so come… è tornato. Questa volta voleva vendicarsi. Sono comparse altre due figure come lui e mi ha spinto a credere che se la sarebbero presa con te.»
«Sei ricorso al tuo potere per proteggermi?»
Yuri annuì. «Stavo per ucciderti. Se non fossi riuscita a risvegliarmi, l’unico colpevole sarei stato ancora io. Che razza di persona sono? Volevo convincermi di essere diverso da Yurel, ma reagisco come lui. Anche con te. Ti ho trattato malissimo dopo che siamo stati a letto insieme e tu sei comunque qui con me. Se sono scomparsi è per merito tuo.»
Sabrina ricordò di non averlo mai visto in quello stato. Sembrava un bambino impaurito e  provò tenerezza per lui. Gli si avvicinò e lo attirò a sé, abbracciandolo. «Non sono arrabbiata con te. E non pensare mai di essere come Yurel. Tu sei migliore. Sei ricorso alla violenza per difendermi e non per sete di sangue.»
Lui ricambiò il suo abbraccio. « Grazie.»
Quella parola bastò a farla sorridere. Forse c’era ancora una possibilità per loro due.
Rimasero stretti per qualche secondo. Poi Yuri si staccò da lei.
«Ora è meglio che vai. Non credo che continuerò a leggere il Registro» le disse calmo. «E i miei genitori torneranno tra poco.»
Sabrina si convinse che non era il caso di affrontare l’argomento gravidanza. Anche se cercava di apparire tranquillo, vedeva chiaramente che  Yuri era ancora scosso. «Sì. Anche io metto da parte il mio. Magari possiamo riprenderli a leggere insieme. Se ti va.»
«Mi farebbe piacere» le rispose con un sorriso. «E mi sentirei anche più al sicuro. Per entrambi.»
Sabrina annuì. Raccolse il Registro e lo zaino. Lui l’accompagnò alla porta e la salutò con un bacio sulla guancia.
Da sola sul pianerottolo, pensò che non era stata una totale perdita di tempo. Aveva rischiato di farsi male, ma ne era valsa la pena: non aveva riportato alcuna ferita e sentiva che il rapporto tra lei e Yuri si stava rinforzando. Abbassò lo sguardo e si massaggiò la pancia. «Alla prossima visita, parlerò al papà di te, piccolo. Te lo prometto. Mi auguro solo di non essere di nuovo interrotta da uno spettro. O peggio, di venire scoperta prima.»

 
Continua…

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